Dalla Terza lettera di sant’Antonio Abate

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2. Sappiate che Dio ama sempre le sue crea­ture: la loro natura è immortale e non è destina­ta a dissolversi insieme col corpo. Dio ha visto la natura spirituale precipitare nell’abisso e trovar­vi morte totale. La legge dell’alleanza si è inari­dita ma Dio nella sua bontà ha visitato le creatu­re per mezzo di Mosè. Mosè gettò le fondamen­ta della casa della verità e desiderò sanare la grande ferita, ma non vi riuscì e partì. Poi di nuovo ci fu l’assemblea dei profeti, i quali co­struirono sulle basi di Mosè, ma anch’essi non riuscirono a sanare la grande ferita del genere umano e si riconobbero impotenti. Poi si riunì l’assemblea dei santi che pregarono il Creatore dicendo: «Non v’è forse balsamo in Galaad? Non c’è più nessun medico? Perché non si cicatrizza la ferita della figlia del mio popolo?» (Ger 8,22) e «Abbia­mo curato Babilonia, ma non è guarita. Lasciate­la e andiamo ciascuno al proprio paese» (Ger 51,9).

Tutti i santi imploravano la bontà del Padre riguardo al Figlio unigenito. Se non fosse venuto, nessuna creatura avrebbe potuto sanare la gran­de ferita dell’uomo e così il Padre, nella sua bon­tà, disse: «Tu, figlio dell’uomo, fa’ il tuo bagaglio da deportato, preparati a emigrare» (Ez 12,3). Il Padre «non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi» (Rm 8,32), «schiacciato per le nostre iniquità; per le sue piaghe noi siamo stati guari­ti» (Is 53,5). Ci ha radunati dai confini della terra, ha fat­to risorgere il nostro intelletto dalla terra, ci ha insegnato che siamo membra gli uni degli altri […]”

 

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