Ἐγώ εἰμι, ὁ λαλῶν σοι (Sono io – il Messia – Colui che ti parla)(Gv 4,26)

Ἐγώ εἰμι, ὁ λαλῶν σοι (Sono io – il Messia – Colui che ti parla)
(Gv 4,26)
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In molti luoghi dei 4 Vangeli – ma soprattutto in Giovanni – l’autocoscienza messianica di Gesù viene palesemente svelata da Gesù stesso. Spesso si parla di “mantenimento del segreto” o talvolta – peggio ancora – di “non autocoscienza” di Gesù. Ma su quali basi? Certo non quelle scritturistiche. Se a taluni – distinti da se stesso – Gesù ha chiesto di tacere pubblicamente sulla sua identità, ciò non dipende affatto da una sua non autocoscienza di essere il Messia, ma da un fine propedeutico e preventivo: evitare che qualcuno potesse cadere nel peccato di superbia annunciando maldestramente – senza una preparazione spirituale – la presenza del Messia in Israele.
Se poi si obietta ancora che – a livello terminologico – Messia non significa immediatamente “Figlio di Dio”, ciò non toglie che anche di quest’ultima sua (fondamentale) realtà, Gesù avesse una piena e totale consapevolezza. I molti dialoghi – spesso aspri proprio a motivo di questo: Gesù che reclama la divina figliolanza per se stesso – fra Gesù e i Giudei, nel contesto delle varie festività al Tempio e che Giovanni specificamente racconta nel suo Vangelo, testimoniano esplicitamente questa incontestabile autoconsapevolezza di Gesù di essere tanto il Messia – annunciato dai profeti e atteso da Israele – quanto il Figlio di Dio, non secondo un’accezione “umana” di figlio, ma secondo soprannaturale.
Amen

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