La passione di Gesù e l’inferno
Chi è stato abbandonato dal Padre, ha conosciuto l’inferno nella sua esperienza soggettiva: significa, cioè, che Gesù, in un modo a noi mai pienamente conoscibile, ha patito le pene dei dannati nel suo tormento in croce, anche se secondo un tempo limitato e non in eterno come quelli. Egli ha infatti “abbracciato” l’inferno possibile, escludendolo dall’economia soggettiva di chiunque in lui si rifugiasse nella fede.
La sua “discesa agli inferi” non è esattamente questa esperienza: là vi andò come redentore, ma qui, nel suo “inferno attuale”, vi stette come vittima.
Per questo la teologia (e la pastorale) non possono mai prescindere o addirittura esiliare – come alcuni fanno – l’idea fondamentale di “sacrificio” del Cristo, né osare affermare che i patimenti di Cristo non contemplino ogni patimento possibile dell’esperienza umana. Amen
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