“L’Anticristo” secondo il commento di san Tommaso d’Aquino al “Corpus Paulinum” – di Wiesław Dąbrowski in Angelicum, Vol. 88, No. 3 (2011), pp. 611-680, qui un estratto libero dalle pp. 612-622
Il vocabolo greco antìchristos (Anticristo, contro Cristo) significa alla lettera oppositore del Messia ed è un neologismo creato dalla letteratura cristiana nella seconda metà del I sec. d.C., e nella Bibbia si trova esclusivamente in 1Gv 2,18.22; 4,3; 2Gv 7. La stessa realtà, però, o una realtà analoga, cioè i ritratti della sua figura, sono nettamente riconoscibili anche in diversi passi apocalittici del Nuovo Testamento: Mc 13,14 e parall.; Ap 13,4-18 e 2Ts 2,3-12.
San Tommaso d’Aquino, però, non ha commentato né l’Apocalisse, né le lettere di san Giovanni; nella sua Catena Aurea (Glossa continua super Evangelia), che “è un’opera che glossa progressivamente il testo, servendosi di citazioni dei Padri della Chiesa”, dove troviamo l’interpretazione di Mc 13,14, l’Aquinate parla molto dell’Anticristo. Noi però, ci occuperemo qui solo del commento dell’Angelico al Corpus Paolinum, cioè della Super Epistula S. Pauli Lectura, in cui troviamo l’interpretazione della Seconda Lettera ai Tessalonicesi, con una ricca dottrina sull’Anticristo.
L’Aquinate, essendo professore di teologia come Magister in Sacra Pagina – ed il compito di Magister era precisamente l’esposizione, cioè l’esegesi della Sacra Scrittura – è stato un assiduo frequentatore, un profondo studioso e un grande conoscitore della Bibbia, al punto che della Sacra Scrittura, specialmente del Nuovo Testamento, aveva una conoscenza straordinaria, quasi unica, come risulta dai suoi commenti ai Vangeli e alle lettere di san Paolo.
Per san Tommaso […] san Paolo era il grande sistematico del Nuovo Testamento, il professore di teologia fra gli apostoli, e perciò ebbe una grande stima sia per le Lettere paoline che per l’Apostolo stesso. Egli era convinto che l’intero Corpus Paulinum fosse scritto da san Paolo e lo commentò due volte: prima in Italia fra il 1259 e il 1265, poi a Parigi, durante il suo secondo insegnamento fra il 1269 e il 1272 […]
[…] Ora, per san Tommaso non c’è nessun dubbio: “L’apostolo Paolo tratta delle persecuzioni future e specialmente al tempo dell’Anticristo, nella seconda Lettera ai Tessalonicesi” (cfr. In Rom., Prologo, n. 11) […] In questa lettera (ai Tessalonicesi, ndr.), si tratta delle cose che accadranno negli ultimi giorni, cioè dei pericoli della Chiesa al tempo dell’Anticristo (2Ts 3,1: “Negli ultimi giorni, saranno tempi pericolosi, ecc.” (cfr. In 2Thess., Prologo, 1). Ancora, dice san Tommaso, “nel capitolo 2 della Lettera l’Apostolo annuncia le cose future quanto ai pericoli della Chiesa, che ci saranno al tempo dell’Anticristo” (In 2Thess., cap. 2, lect. 1, n. 27).
L’Aquinate è quindi molto convinto che la 2 Lettera ai Tessalonicesi parli dell’Anticristo.
Alcuni cristiani di Tessalonica, infatti, fondandosi su una erronea interpretazione dell’insegnamento di Paolo, erano persuasi dell’imminente ritorno glorioso di Cristo (2Ts 2,1-2; cfr. 1Ts 5,1-11), e c’erano di quelli che, nell’attesa, vivevano disordinatamente, senza far nulla e in continua agitazione (2Ts 3,11). L’Apostolo Paolo dissipa questa pericolosa illusione e precisa che il ritorno di Cristo non è imminente e sarà preceduto da avvenimenti ben riconoscibili (cfr. 2Ts 2,3-10). […]
Secondo l’Aquinate, l’Apostolo Paolo annuncia ai Tessalonicesi la verità circa i futuri pericoli ed esclude la falsità e perciò indica tre cose: commemora ciò per cui essi devono essere persuasi, poi mostra ciò a cui devono essere persuasi e, in fine, rimuove ciò da cui possono essere mossi. Ciò, dunque, da cui bisogna essere persuasi san Tommaso lo presenta in tre punti: “In primo luogo – dice Tommaso – l’Apostolo lo dimostra per mezzo dei propri preci e non dei comandi, perciò dice: ‘vi preghiamo’. […] In secondo luogo, dalla venuta di Cristo, desiderabile per i buoni, benché terribile per i cattivi […] In terzo luogo, dal desiderio ed amore di tutto il raduno dei santi, in Lui, cioè là dove c’è Cristo […]” (Cfr. 2Thess., c. 2, lect. 1, n. 28).
[…] Alla domanda: a che cosa l’Apostolo li persuade?, l’Aquinate risponde con le parole di Paolo, dandone anche una spiegazione teologica che non è del tutto propia:
“Perché non subito siate mossi dai vostri sensi. Altra cosa, però, è essere mossi, e altra essere spaventati. Mosso dal suo senso è chi tralascia ciò che teneva. L’Apostolo così sembra dire: ‘Non tralasciate subito la mia dottrina’. […] Lo spavento (terror) è invece qualche trepidazione con paura delle contrarietà. E perciò l’Apostolo dice: – E non spaventatevi” (cfr. In 2Thess., c. 2, lect. 1, n. 29).
Adesso l’Apostolo passa alla considerazione di ciò da cui i credenti possono essere mossi, cioè sedotti. E prima lo considera nei particolari:
“Qualcuno viene sedotto dalla falsa rivelazione. Perciò l’Apostolo dice: ‘Né per spirito’, cioè: Se qualcuno dicesse di aver ricevuto rivelazioni per mezzo dello Spirito Santo o di aver ricevuto dallo Spirito Santo qualcosa che è contro la mia dottrina, non spaventatevi […]. Talvolta, infatti, Satana si trasfigura in angelo di luce, cfr. 1Cor 11,14 e 1Re 22,22. In secondo modo, per mezzo del ragionamento o della falsa esposizione della Sacra Scrittura: perciò l’Apostolo dice: Né per sermone. In terzo modo, per autorità indotta nella cattiva comprensione. […] Ma da che cosa veniamo sedotti? ‘Quasi che il giorno del Signore sia imminente’. E l’Apostolo dice: Né per qualche lettera fatta passare come nostra. Perché nella prima lettera, se non è ben compresa, l’Apostolo sembra dire che la venuta del Signore sia imminente, come in 1Ts 4,17” […]
(Wiesław Dąbrowski, “L’Anticristo” secondo il commento di san Tommaso d’Aquino al “Corpus Paulinum”, Angelicum, Vol. 88, No. 3 (2011), pp. 611-680, qui pp. 612-622)
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