Passiamo con coraggio e fede attraverso l’ultimità di questo mondo, per piacere a Dio in eterno

Passiamo con coraggio e fede attraverso l’ultimità di questo mondo, per piacere a Dio in eterno –

di F.G. Silletta ***

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Quando uno conosce Dio non più “per sentito dire”, come disse Giobbe, ma come Trinità d’amore vivente nel suo cuore, come creatore di tutte le cose, come eterno pensiero dal quale il nostro stesso pensiero deriva la sua sussistenza; quando uno conosce Dio nel suo Figlio, nell’umanità da lui assunta, nel suo indicibile sacrificio (già solo quello di incarnarsi), patito per ognuno di noi, rendendoci liberi dal fallimento esistenziale, dall’orrore del peccato, dalla condanna che meritavano le nostre azioni davanti a Dio, ebbene, non ha più voglia di pavoneggiare se stesso come persona stimata dal mondo per titoli, successi o conseguimenti umani, ma solo di umiliarsi continuamente davanti a Dio, rendendo continuamente grazie a Gesù per averlo strappato dal male mediante il suo sangue. Essere “l’ultimo” di tutti diviene così non più il finto ossequio ad un comando – quello che Gesù stesso ci ha dato – e che nel cuore è tutto tranne che vero, dal momento che se all’esterno lo si predica, all’interno lo si rifiuta e anzi, si ambisce a cose della terra sempre più appaganti. Essere l’ultimo diviene un superamento, inoltre, di quell’intrinseco voler esser tale unicamente per poter così davvero essere il primo. No! Quando si conosce Gesù realmente, lui che ha voluto essere in senso assoluto l’Ultimo per salvare tutti noi, ebbene, diviene una necessità dello spirito, l’unica vera “ambizione” dello spirito. Si avverte, infatti, dinanzi all’indicibile passione di Gesù Cristo, un totale senso di repulsione rispetto a tutte le vanità umane, del corpo come dello spirito, le quali suppongano di dare un valore, una “stima” all’uomo senza alcun legame con la passione dell’Uomo, che tutte quelle vanità ha crocifisso nel suo sacrificio. Solo la stima e il consenso, la compiacenza e il giudizio di Dio divengono importanti, e ciò inevitabilmente getta l’uomo all’ultimo posto – da cui l’essere ultimo – degli interessi di questo mondo. Ma è proprio da qui, da questa ultimità di riguardo che il mondo riserva ai veri figli di Dio (non ai suoi finti adulatori), che sorge la potenza di Dio in essi, che li eleva alla totale dimenticanza dei piaceri, dei desideri e di tutti i “trofei” di questo mondo, per essere intensamente amato da Dio, attirato a Sé da una forza che supera tutte le forze della terra, per non avere altra dimora che questa: il cuore di Gesù, che ha vinto tutto l’odio e l’impurità del mondo e attende di infiammarci in eterno con la potenza del suo infinito amore. Gesù ci salvi dal rinunciare al suo amore per gli ingannevoli amori di questo mondo: tutto torni al suo posto, e per l’eternità, ossia il mondo al suo inevitabile epilogo, e i figli di Dio al loro premio eterno. In che modo? Passando con coraggio e fede attraverso l’ultimità di questo mondo, per piacere a Dio in eterno. Amen.

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