“Alcuni descrivono l’Antico Testamento come un insieme di libri di violenza, ma non è così” – Meditazione serale alla Casa di Miriam del 28 febbraio 2024:
Se etichettare l’Antico Testamento come “violento” serve ad alcuni per discriminarne la santità e la divina ispirazione rispetto al Nuovo, ciò è del tutto ingiusto, dal momento che, per fare un esempio, il Nuovo Testamento inizia con la strage dei bambini innocenti, e prosegue con una escalation di violenza (anche intellettuale e verbale) che giunge sino alla crocifissione di Gesù Cristo. Non è quindi l’Antico Testamento ad essere violento, bensì l’uomo. E questo accade dal peccato di Adamo sino ai giorni nostri, dove un certo livello di violenza non è minore a quello narrato ai tempi di Mosè o dei Profeti. Se poi si dice che nell’Antico Testamento è Dio stesso ad approvare un certo tipo di violenza, ci si dimentica il contesto nel quale l’esperienza dell’Antico Testamento si sviluppa lungo i secoli, sin dall’origine dell’uomo. Dio non è mai violento, né si nasconde dietro la violenza e nemmeno la promuove come giusta per l’uomo. La violenza è sempre una conseguenza di una previa disobbedienza a Dio, mai un primitivo dinamismo di Dio stesso. Peccando, l’uomo macina violenza in se stesso. Continuando nel peccato, l’uomo diviene bestiale nella sua violenza, sino a divenire una cosa sola con essa, persino nel legiferare e nella vita religiosa. Dio deve inserirsi in questo ordine di contesto, senza infrangere la libertà ontologica con la quale ha creato l’uomo stesso. Lavorando nella coscienza umana – e per questo occorrono secoli e secoli – manifestando per tappe se stesso, nella sua bontà e misericordia, Dio permette che l’uomo, senza coercizioni da parte sua, ottenga una progressiva liberazione dal fomite violento, sino all’insegnamento più esplicito in tal senso che ci viene dalla consegna di Gesù Cristo all’esperienza umana. Non è dunque l’Antico Testamento una narrazione di violenza, ma è la storia umana che si sviluppa in un contesto di violenza. Dal canto suo, la legge che Dio ha dato all’uomo è, tutto all’opposto, una legge di pace, di amore e di misericordia. Le profezie si sono mosse nei secoli sempre in questa direzione, che mai ha contraddetto la natura di carità di ogni parola di Dio data nei secoli e testimoniata dai suoi veri ascoltatori. Il male è sempre dell’uomo, mai di Dio. Molto differente, poi, è l’intendimento di una certa sensibilità di Dio che si avverte nell’Antico Testamento rispetto al Nuovo. Nell’Antico, ad esempio, ci sono dei personaggi, anche considerati santi e giusti, che tuttavia chiedono a Dio vendetta dei nemici, anche nel sangue. Ma questo aspetto, che tuttavia riguarda ancora l’umano e non il divino, dipende dal piano di rivelazione di Dio stesso, che nell’Antico Testamento non è sotto il giogo della misericordia di Cristo, bensì secondo quello di un certo rigore conseguente ancora al peccato primitivo. Dio si rivela per tappe progressive, sino al vertice di Gesù Cristo, e in queste tappe si deve intendere ogni fase ancora incompleta e immatura della comprensione umana del divino. Non perché Dio voglia la vendetta tra gli uomini, ad esempio, compaiono nell’Antico Testamento certe testimonianze esplicite che invece chiedono proprio quella. Piuttosto, è tutto parte integrante di una indegnità umana alla ricezione piena dell’amore divino che solo nella pienezza dei tempi, cioè quelli messianici, potrà essere manifestato, con l’insegnamento di Cristo e del perdono senza riserve. Ma quale accoglienza ha avuto questa esplicitazione dell’amore di Dio che troviamo nel Nuovo Testamento? In che modo, autenticamente, viene applaudito l’intervento “estremo” di Dio nella storia umana che raggiunge il suo apice nella morte in croce del Figlio? Forse è qui che va valutata una eventuale violenza biblica: nella sua stessa ermeneutica da parte nostra, la quale paradossalmente sembra più violenta ancora dinanzi al Nuovo che non all’Antico Testamento.
Amen
Edizioni Cattoliche La Casa di Miriam
Piazza del Monastero, 3 – Torino
Tel. 3405892741
www.lacasadimiriam.altervista.org