“Dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo fissato” (Lc 4,13).

“Dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo fissato” (Lc 4,13).

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Si parla molto poco oggi, nelle omelie eucaristiche, dell’azione del diavolo nell’uomo. E quando se ne parla, talvolta sembra che l’omileta voglia quasi scusarsi con l’assemblea di aver nominato (in realtà è il Vangelo che lo nomina) il diavolo. Ci si dimentica, tuttavia, che Gesù stesso, liberamente, si è sottoposto alla prova dell’essere tentato da lui. Il Purissimo ha voluto, per solidarietà verso di noi, che l’immondo spirito lo avvicinasse, lasciandolo libero di esternare le sue insinuazioni. Nel Vangelo di Luca, emerge un dettaglio in tal senso, che il narratore esprime in modo implicito: “Dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si allontanò da lui …” (Lc 4,13). Ciò fa intendere che le tentazioni subite da Gesù furono molte di più di quelle che lo stesso Evangelista sintetizza nel numero di tre. “Ogni specie di tentazione”, infatti, significa molto di più che un triplice giro di proposte diaboliche. Non a caso viene sottolineato come il diavolo “abbia esaurito” tutto ciò che, conformemente a quello specifico contesto, poteva suscitare nella mente dell’Uomo come possibile oggetto di fallo e di caduta. Si “esaurisce” qualcosa che si possiede in una certa quantità. Ciò implica una “complessità” anche nelle tentazioni subite da Gesù, molto più estesa di quelle tre che conosciamo dalla redazione evangelica. Se, dato il contesto storico di quel momento, il diavolo non poteva certo usare una tentazione come quella di dire a Gesù (glielo dirà al “momento opportuno”): “Se sei Figlio di Dio, scendi dalla croce…”, tuttavia aveva abbastanza elementi per inquinare, nell’Umanità, lo zelo redentore del Figlio di Dio. Questo poteva avvenire – nella mente diabolica – mediante un’offerta di tutto ciò che, nell’Umano, sino a quel momento aveva dato a lui profitto, nel senso che gli uomini vi sono caduti. E tra queste “offerte” diaboliche – che sfidano la fermezza della volontà di obbedienza a Dio di colui che viene tentato – vi è anche quella dell’abbassamento della purezza in una condizione lussuriosa, solo per fare un esempio. L’Evangelista sembra voler preservare il lettore del suo Vangelo da un certo genere di dettagli, “classificando” secondo una categorizzazione generica le tentazioni di Gesù in “tre” possibili tipizzazioni: quella della soddisfazione degli appetiti (cominciando dalla fame di pane), quella della dell’idolatria e quella della superbia. Tre sono, quindi, “i tipi” di tentazione, più che non le tentazioni di per se stesse sopportate da Gesù nel deserto. E tuttavia, nella sua volontà (non si deve infatti dire: “Gesù non poteva peccare”, ma “non ha voluto peccare”), il Figlio di Dio ha preservato l’Uomo dalla contaminazione con Satana, cacciandolo via da sé dopo che egli stesso aveva “esaurito ogni specie di tentazione”.

Amen

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Pubblicato da lacasadimiriam

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