Maria e il Discepolo Amato

Maria e il Discepolo Amato
JH
(Dal libro “Amato perché amante. Il Discepolo Amato come personaggio in migrazione” – di Francesco G. Silletta – © Copyright Edizioni La Casa di Miriam – ISBN 9788894057119 – € 37.00 – Collana “Teologia”)
” […] Una considerazione soltanto ‘modellare’ della fede del Discepolo Amato rispetto all’evento resurrezionale di Gesù, sembra sin troppo articolata al di fuori di una influenza paradigmatica di ordine mariano. Si osservano e si commentano i suoi atti, le sue relazioni, le sue personali conclusioni interiori, pur tuttavia sembra non essere considerato sufficientemente, a nostro avviso, il peso fondamentale che, in seno alla stessa fede del Discepolo Amato, viene esercitato da quel previo e determinante lascito ereditario da parte di Gesù, cioè sua madre (19,27).
Osservando, per esempio, la differente velocità nella corsa al sepolcro fra il Discepolo Amato e Pietro, ci sembra che molti commentatori non sottolineino abbastanza la leggerezza spirituale derivante, nel Discepolo Amato, dalla consapevolezza interiore rispetto alla maternità mariana appena acquisita. In questa prospettiva, si preferisce un ordine materiale e semplicistico di interpretazione della maggiore velocità del Discepolo Amato, come è quello rappresentato dalla diversità di età che agevolerebbe la sua corsa , oppure quello reale e più complesso rappresentato dal senso di colpa petrino per la triplice rinnegazione, che “appesantirebbe” la sua marcia verso il sepolcro, pur tuttavia non sembra chiaro un orientamento mariano di fondo, volto cioè a stabilire, nel Discepolo Amato, una celerità spirituale derivante proprio dal dono della madre. Si tratta di un rischio ermeneutico del resto inevitabile, laddove l’episodio della consegna materno-filiale sotto la croce venga interpretato soltanto simbolicamente, cioè attraverso una spersonalizzazione dei soggetti storici destinatari del dono di Gesù.
Il Discepolo Amato, pur tuttavia, è reale e vivente nella propria soggettività singolare, prima ancora che nel rimando proiettivo che, dal dato storico, è possibile trasferire al discorso ecclesiale. In questa prospettiva, che noi definiamo “storica”, è propriamente lui, e non Pietro, colui che beneficia del dono di Maria come sua propria “madre” […] .
Francesco Gastone Silletta – www.lacasadimiriam.altervista.org

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