Il convertito Clemente Alessandrino (maestro di Origene) condanna nel suo libro del “Proteptico” tutte le credenze greche negli dèi e anche le filosofie pagane del suo tempo:
“[…] Perché mi riempi la vita umana di idoli, immaginando che venti o aria o fuoco o terra o pietre o legno o ferro, o questo mondo stesso siano dèi, parlando vanamente, ciarlando della divinità degli astri erranti agli uomini, che in realtà sono diventati erranti per mezzo di questa molto celebrata astrologia – non direi, astronomia? Io desidero il Signore dei venti, il Signore del fuoco, il Creatore del mondo, il Datore della luce al sole: Dio cerco, non le opere di Dio. Chi dunque potrei prendere dalla tua parte come compagno nella ricerca? Giacché noi non disperiamo interamente di te. Se vuoi, prendiamo Platone. […] Bene, o Platone; hai sfiorato la verità, ma non stancarti, insieme con me intraprendi la ricerca intorno al bene; giacché in tutti gli uomini interamente, ma specialmente in quelli che occupano il loro tempo nei ragionamenti, è stato instillato un certo effluvio divino. In grazia di esso, anche mal volentieri, essi riconoscono che vi è un solo Dio, e che questo è esente da morte e da nascita, e che in alto, nelle più lontane regioni del cielo, in una sua propria e particolare specola, esiste veramente per sempre. Dio, quale deve, dimmi, concepirsi? […] Platone dice oscuramente di Dio: “Intorno al re di tutte le cose, tutte le cose sono, e quella è la causa di tutti quanti i beni”. Chi è dunque il re di tutte le cose? Dio, la misura della verità delle cose che sono. Come perciò le cose che si misurano sono comprese dalla misura, così anche la verità è misurata e compresa dal conoscere Dio. […] Gli ingiusti e iniqui idoli stanno nascosti in casa, nella borsa, e cioè nella, per così dire, anima insozzata. Ma la sola giusta misura, cioè il solo veramente Dio, il quale è sempre invariabilmente e costantemente imparziale, misura tutte le cose e le pesa, abbracciando e tenendo in equilibrio la natura universa con la sua giustizia, come con una bilancia […]”
(S. Clemente Alessandrino, Proteptico, cap. 6)
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