Sul purgatorio del buon ladrone
Alcuni teologi corrono nel condurre subito in Paradiso il cosiddetto “buon ladrone” (che per una tradizione aveva il nome di Disma), dimenticando l’esperienza “immediata” del suo purgatorio, previa al suo stesso ingresso nel Regno. Sant’Agostino lo fa notare a quanti – fra i negatori dell’esistenza del purgatorio – fanno riferimento proprio alla parola di Gesù: “Oggi tu sarai con me in Paradiso”. Vi è un transito da fare, infatti, verso quell’oggi. Il suo purgatorio, Disma lo visse in quella stessa situazione in cui veniva a trovarsi, crocifisso, con l’orribile seguito narrato dall’Evangelista Giovanni in 19,32: “Spezzarono le gambe al primo e poi all’altro che era stato crocifisso insieme con lui”. Questo avvenne – logicamente – dopo la parola di salvezza riferita da Gesù al buon ladrone (dal momento che quando spezzarono le gambe a lui, Gesù era già morto).
Si deve quindi intendere come certamente vera l’attuazione dell’ingresso nel Regno per il buon ladrone, come al contempo la sua partecipazione alla purificazione – necessaria a quell’eterno premio – attraverso la sofferenza umana patita sulla croce.
Ogni ingresso nel Regno, richiede l’assenza di un conto da pagare. Quel conto, se esistente, occorre che sia evaso attraverso una purificazione, conforme alla sua stessa natura e gravità.
Amen
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