Sant’Ignazio di Antiochia – Il martirio cruento dell’ultima ora e il martirio incruento di una vita

The Young Ribera - Exhibition - Museo Nacional del Prado

Sant’Ignazio di Antiochia ci insegna non tanto a morire sbranati dai leoni, ma ad avere coraggio, quando Cristo viene offeso e si è chiamati, mai costretti, a testimoniarlo nella verità e nella giustizia. Qui la libertà umana viene a compiersi nel suo punto più elevato: con semplicità, come molti cristiani hanno fatto nella storia e fanno ancora oggi, si potrebbe dire: “Signore, la prova appare maggiore di me”, e cedere ai ricatti del nemico per scongiurare una morte violenta o comunque una fine ignominiosa. Vi è tuttavia l’altra possibilità, che uno in realtà non sta tanto a calcolare a tavolino prima che accada, ma che impetuosamente pone il soggetto a dire: “Io sono di Cristo, nella buona e nella cattiva sorte”, e dunque ad accettare – come sant’Ignazio e insieme a lui tutti i martiri della storia passata e presente – qualsiasi genere di supplizio, sia fisico, sia spirituale, per la fedeltà a Cristo Signore.

Alcune situazioni è vero, turbano gli animi più fragili, e molti di noi dinanzi all’opzione di essere sbranati vivi dai leoni probabilmente si tirerebbero indietro. Vi è da dire, tuttavia, che è solo Cristo che dona la forza per una scelta così estrema, accettare il martirio: ciò significa che quel coraggio, che certo dà onore a chi lo manifesta, in realtà un istante prima di quel martirio forse non sussisteva nel soggetto stesso, e Cristo stesso ha atteso il momento propizio perché il suo martire fosse davvero pronto ad una simile testimonianza cristiana.

Per questo non spaventiamoci se dinanzi a certe figure, come ad esempio sant’Ignazio, ci sentiamo un niente: quanti martiri hanno subito violenze indicibili e dolorose, eppure non necessariamente davanti agli occhi di Gesù sono più buoni nel cuore o più fedeli alla sua parola di chi quel martirio così cruento non vive sulla terra, perlomeno non a quel modo, ma ha ugualmente una potenza d’amore nei suoi riguardi non inferiore a quella dei martiri propriamente detti.

Ciò non deve in alcun modo demitizzare il martirio cruento, poiché vale sempre la parola di Gesù: “Non vi è un amore più grande di questo, dare la vita per i propri amici”. E tuttavia neppure scoraggiare molti di noi, cui il martirio forse mette paura solo a sentirlo nominare, e che tuttavia in fondo siamo capaci di sopportare un altro genere di martirio, che forse gli stessi martiri della storia, pur nel loro coraggio estremo dell’ultima ora, non saprebbero sopportare con la continuità di una vita nel sacrificio, nella rinuncia e nell’offerta spirituale di se stessi.

Sia dunque benedetto l’uno e l’altro genere di martirio, quello cruento e quello incruento, come entrambi fonti concrete di una viva testimonianza di Gesù Cristo, Signore della storia e nostro Redentore. Amen

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Pubblicato da lacasadimiriam

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