“Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi” (Gv 15,9)
Molto nota, questa frase di Gesù è suscettibile tuttavia di fraintendimenti, se non si distinguono i sensi verbali con cui si coniuga “l’amore” ivi contenuto. Si dice infatti, anzitutto, “come il Padre ha amato me” (ēgapēsen); ora, si vede già dalla traduzione temporale come l’amore in oggetto non sia quello eterno del Padre al Figlio, se no si sarebbe detto “come il Padre ama me”. Piuttosto, qui si parla dell’amore del Padre per il Figlio incarnato, cioè Gesù, secondo la sua umanità. E allo stesso modo, parlando del suo amore per gli Apostoli, Gesù non dice l’amore eterno del Figlio di Dio, ma quello storico del Figlio dell’Uomo per i suoi, secondo l’umanità, altrimenti direbbe: “Io amo voi” e non “io ho amato voi” (ēgapēsa). Si tratta dunque di cogliere questo amore modellare secondo una Umanità perfetta che nel Cristo è compiuta, la quale è amata perfettamente dal Padre, e a sua volta perfettamente ha amato i suoi Apostoli nel tempo storico dell’Incarnazione.
Solo così anche noi possiamo inserirci secondo una perfezione amorosa nel comando lasciato da Gesù, ad imitazione sua e dei suoi Apostoli.
Amen
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