“Gesù viene posto davanti al Padre” (cf. Lc 2,22-23) – Meditazione serale alla Casa di Miriam del 2 febbraio 2024:

“Gesù viene posto davanti al Padre” (cf. Lc 2,22-23) – Meditazione serale alla Casa di Miriam del 2 febbraio 2024:

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Nel racconto lucano della cosiddetta “presentazione di Gesù al tempio” (diciamo “cosiddetta” poiché evidentemente Gesù è stato presentato “al Signore” – come dice il greco “to Kyrio”, e il tempio è il luogo dell’avvenimento, più che non colui a cui Gesù viene presentato), ebbene: molti sono in realtà, in pochi versetti, gli eventi che Luca ci rivela, direttamente o indirettamente, e comunque in una brevissima esposizione. La Chiesa, nella liturgica commemorazione dell’evento, si sofferma in modo speciale sulla seconda parte dell’evento, sottolineando Gesù Cristo come “luce delle genti”, secondo la profezia del vecchio Simeone. Vi è tuttavia un insieme di altri elementi, presente nella redazione lucana, che sono un po’ tralasciati e che alcuni di noi cristiani conoscono meno. Uno di questi è senza dubbio il viaggio stesso – uno dei tanti – che Maria e Giuseppe, insieme a Gesù, fanno a Gerusalemme, per ossequiare una prescrizione della legge mosaica che tuttavia poteva essere compiuta anche senza il coinvolgimento diretto del Tempio. Andiamo con ordine. Nel libro dell’Esodo, in due luoghi testuali vicini, è scritto come Dio abbia comandato: “Consacrami ogni primogenito, il primo parto di ogni madre tra gli Israeliti – di uomini o di animali: esso appartiene a me” (Es 13,2; cf. 13,12). Una volta offerto al Signore, tuttavia, ogni primogenito umano doveva poi essere riscattato; non così il primogenito animale, che veniva sacrificato, tranne le eccezioni dell’asino e degli animali impuri. Tutto ciò è scritto anche nel libro dei Numeri (cf. Nm 18,15s.), con specificazione che il riscatto deve cominciare dall’età di un mese. Questa disposizione dell’offerta/riscatto del primogenito, viene associata agli eventi della liberazione e fuga dall’Egitto, quando furono puniti i primogeniti egiziani (umani e animali, cf. Es 12,29). Essa è quindi intesa come un memoriale di quell’evento, che anche i genitori di Gesù, offrendo (e poi riscattando) il loro primogenito al Signore, ossequiano con spirito pio, sebbene questo rituale potesse avvenire non necessariamente al Tempio di Gerusalemme. Il pagamento del riscatto del primogenito (5 sicli), poteva infatti essere effettuato davanti a un qualsiasi sacerdote. In secondo luogo, vi è il rituale della purificazione della madre. Nel libro del Levitico viene esplicitato che, dal momento del parto, la madre è impura per 40 giorni, con il comando di non toccare nulla di sacro in quel tempo e di astenersi da rituali sacri. Dopo questo tempo, ella doveva recarsi da un sacerdote e offrire un agnello di un anno per l’olocausto e un colombo o una tortora in sacrificio di espiazione. In caso di povertà, si poteva sostituire l’agnello con due tortore o colombi (cf. Lv 12,1-8).
Maria compie questo rituale nella forma “dei poveri”, sebbene ella stessa, come si è detto, abbia voluto che il rito si compisse al Tempio di Gerusalemme. In questo contesto, Gesù viene “classicamente” detto come “presentato” al Signore. In realtà il greco usa un verbo composto, “παρίστημι” (paristemi), che significa “porre davanti, esibire presso”. Gesù viene posto davanti al Padre, compiendo la Legge mosaica. È soltanto a conclusione di questo rituale che entra in scena l’anziano Simeone – che va precisato come egli fosse un uomo qualunque, niente affatto un sacerdote – con il suo carisma profetico. Un carisma per noi cristiani, poiché secondo le autorità del Tempio ciò che egli profetizzò su Gesù e sua madre non doveva avere nessun valore. Tutti conosciamo le parole di Simeone, relative a Gesù come “luce per illuminare le genti”, e segno di contraddizione in Israele, e a Maria e alla spada nell’anima. E tuttavia, se questo è il “rivelato nucleico” di questa così importante festa cristiana, l’evento della “presentazione di Gesù al Tempio” va considerato in tutto il suo insieme rituale – che Luca ci consegna – e non soltanto nelle ultime parole di Simeone. Amen.

 

Pubblicato da lacasadimiriam

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