“[…] Indaga dunque bene la tua coscienza, se non vuoi avere più paura. E non accarezzarne la superficie: scendi dentro, penetra nell’intimo del tuo cuore indagando attentamente se non vi scorre una vena di velenoso amore del mondo, se non sei ancora sensibile agli allettamenti del piacere carnale, se non ti compiaci di vuote ostentazioni, se non ti affanni ancora in occupazioni vane. Vedi se, esplorando i penetrali della tua coscienza, puoi osare riconoscerti puro e libero da atti parole pensieri cattivi; e qualora tu non sia più tormentato da attaccamento al male, guarda se non viene mai meno in te lo zelo per la giustizia.
Se questo esame dà risultato positivo, allora puoi essere davvero contento, devi essere contento di non sentire alcuna paura. Te ne avranno reso libero, ci auguriamo, l’amore volto a Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente, e l’amore che volgi al tuo prossimo come a te stesso (Mt 22,32.39), dandoti da fare perché anch’esso con te ami Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente. Infatti l’amore che si volge anche a se stessi non deve far diminuire l’amore di Dio: solo così si può dire di amare se stessi in modo retto. Se non avverti più in te gli stimoli delle passioni – cosa che nessuno oserebbe attribuire a proprio vanto -, ma hai ancora radicato in te l’amore di te stesso, e di te stesso ti compiaci, proprio questo tuo essere libero da timore dovrebbe essere motivo di forte paura. Non può valere a scacciare la paura un amore qualunque, ma solo il retto amore che volgiamo totalmente a Dio e per questo anche al nostro prossimo, cercando di coinvolgerlo nello stesso amore di Dio. Fare oggetto di compiacimento se stessi non è amore retto, ma è vanità della superbia. L’Apostolo ha colpito con il suo giusto rimprovero chi ha tale atteggiamento (2Tm 3,1-5). Dunque, come si è detto, la carità perfetta scaccia il timore (1Gv 4,18), ma si può parlare di ‘caritas’ solo a proposito di qualcosa che vale; e poiché l’uomo senza Dio non ha alcun valore, chi ama se stesso per se stesso, al di fuori di Dio, volge il suo amore a una cosa da nulla […]”