San Bonaventura nel suo pensiero non esce mai dal dramma della storia concreta: l’uomo è concepito nel suo essere avvolto dalla grazia.
Se tutto nell’esperienza è orma o vestigio di Dio, in quanto ne rivela la causa creatrice, l’uomo è più che vestigio; egli è immagine di Dio trino e creatore in quanto ne riflette la spiritualità
L’uomo, dotato com’è di intelligenza, volontà e memoria, ha un construtturale finalismo al divino, è capace di pensare ed amare Dio come oggetto compiuto della sua attività di uomo
17-18: L’uomo è “nella” natura e ne partecipa indiscutibilmente la corporeità; ma nello stesso tempo l’uomo è “sulla” natura, perché fa parte di un piano ontologico che lo pone piuttosto in essenziale relazione con Dio; tutto quello che si può pensare o dire dell’uomo deve fondamentalmente e fontalmente guardare a tale sua medianità o medietà strutturale che lo pone “istituzionalmente” nel mondo, ma “costituzionalmente” come emergente sulla mondità del mondo.
Considerato in tale sua medietà, l’uomo va pensato come una struttura che è un momento del tutto privilegiato della generale struttura del finito.”
*** Dal testo: “La visione dell’uomo in Bonaventura da Bagnoregio”, di Giovanni Di Napoli, pp. 17-18
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