Il significato del “piena di grazia” (κεχαριτωμένη) riferito a Maria in Lc 1,28 – di Ignace de la Potterie
Luca riferisce anche a Stefano l’espressione “pieno di grazia” (At 6,8), ma non adopera il termine “κεχαριτωμένη” (kecharitoméne) usato per Maria.
Il verbo usato qui da Luca è “χαριτώ” (charitόo), rarissimo in greco. Si presenta solo due volte in tutto il Nuovo Testamento: nel nostro testo di Luca sull’Annunciazione (κεχαριτωμένη) e nella lettera agli Efesini (Ef 1,6) come “έχαρίτωσεν” (echaritōsen).
Nei due casi sono utilizzate forme diverse del verbo “charitόo”.
Ora, i verbi in -όω sono dei causativi, essi indicano una azione che realizza qualcosa nell’oggetto. Così, per esempio, “leukòo”, imbiancare; “doulòo”, ridurre in schiavitù, asservire; “eleutheròo”, rendere libero, liberare. Questi verbi cambiano dunque qualcosa nella persona o nella realtà in questione. Ora, la radicale del verbo “charitòo” è la parola “charis”, grazia, e l’idea che il verbo esprime è perciò quella di un cambiamento operato dalla grazia. Inoltre, la forma verbale che Luca adotta è un passivo, il participio del perfetto. “Kecharitoméne” significa dunque che, nella persona a cui si riferisce il verbo, Maria, l’azione della grazia di Dio ha già operato un cambiamento. Non viene detto come questo è avvenuto. Ciò che è essenziale qui è che viene affermato che Maria è stata trasformata dalla grazia di Dio.
Poiché il verbo “charitòo” non è utilizzato che due volte nel Nuovo Testamento, è interessante verificare come i Padri della Chiesa spiegano l’altro testo in cui esso si presenta, il versetto della lettera agli Efesini (1,6). Crisostomo, che conosceva molto bene il greco, lo commenta nel modo seguente: “Notatelo bene, Paolo non dice “echarisato hemin” ma “echaritoosen hemas”. Ecco due verbi che si assomigliano molto, ma il senso dei quali è differente. Il primo significa semplicemente che una grazia ci è stata donata. Paolo avrebbe potuto naturalmente scrivere anche: “la grazia meravigliosa che Dio ci ha donato”. Ma questo è precisamente ciò che egli non fa. Egli usa la seconda forma verbale che significa: “Dio ci ha trasformati con questa grazia meravigliosa”. La seconda include una sfumatura in più della prima e cioè l’effetto prodotto nelle persone dalla grazia donata. In Lc 1,28 questo si riferisce a Maria, in Ef 1,6 a tutti i cristiani toccati e cambiati dalla grazia di Dio […]”.
(I. de la Potterie – Maria nel mistero dell’Alleanza)
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