Se Adamo fosse davvero un “nome collettivo”, una “tipizzazione” dell’uomo in senso universale – come insegnano alcuni esegeti – dovrebbe essere tale anche Gesù Cristo, il “nuovo Adamo”: non un uomo storico e singolare, cioè “quell’uomo Gesù di Nazaret”, ma un “tipo”, una pura figura rappresentativa, ossia una cosa inaudita. La fissazione sulla lettera testuale biblica rischia di compromettere molto il senso salvifico sincronico della stessa Scrittura. Dio parla sempre a un “tu”, e in Adamo questo “tu”, non può essere accomiatato unicamente in un “noi” tipologico dell’umanità di ogni tempo, poiché così si viola la specificità, la singolarità e l’unicità di quel “tu” che è Adamo, che è Eva, che è Cristo, che è la Madonna e così ogni biblico testimone della salvezza di Cristo (un ragionamento di questo tipo, infatti, alcuni esegeti l’hanno fatto anche per il Discepolo Amato, assunto unicamente quale “simbolo” della Chiesa, non come uomo storico, Giovanni Apostolo).
Noi la pensiamo così.
Amen
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