Angela da Foligno – Dal testo: “Attirami, noi correremo (Ct 1,4)”

Oggi Angela da Foligno – Dal testo: “Attirami, noi correremo (Ct 1,4). Quando la santità è donna” – di Francesco Gastone Silletta (Nuova Edizione scontata) – Edizioni Cattoliche La Casa di Miriam:
 
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“[…] Angela nasce in un ambiente ricco e benestante, presso la città di Foligno, intorno all’anno 1248. Molto bella d’aspetto e seducente, la donna riversa nella vanità e nell’aspirazione mondana una buona parte della sua giovinezza e prima maturità, come confesserà lei stessa, con toni di amarezza e dolore, in un suo autoriferimento successivo: “Ho cercato quanto più ho potuto di essere adorata e onorata”.
La vicinanza temporale ed anche geografica della testimonianza storica di Francesco d’Assisi non intacca inizialmente per nulla la sua impostazione esistenziale, come neppure quella di un molto più “locale” suo conoscente e concittadino, Pietruccio Crisci, famoso in città per la sua dura reprimenda delle ricchezze terrene, delle quali egli stesso si era disfatto per dar corso alla sua disposizione ascetica.
L’esperienza giovanile di Angela è caratterizzata da un profondo orientamento alla soddisfazione “nel” mondo.
Alla sua bellezza naturale è pure associata una dote caratteriale piuttosto nutrita che, appunto entro una prospettiva mondana, la dispone a grandi possibilità di successo, anche sentimentale.
In giovane età, poi, sposa un signorotto di Foligno e diventa madre.
La sua conversione avviene nel 1285, non senza una intensa compartecipazione di stati dolorosi e di profonda retrospezione mistica della sua esistenza vissuta, con tutto il corollario di sofferenza che essa comporta. A quel tempo una serie di lutti familiari incombe sulla sua nuova esistenza, come riporta lei stessa: “A quel momento cominciai a non indossare più i vestiti più belli, a semplificare le acconciature del capo, a ridurre il vitto. Ma tutto mi era amaro e penoso, poiché non sentivo ancora amore (in questo periodo vivevo con mio marito): che amarezza per me quando mi veniva lanciata un’ingiuria o fatto un torto! Pur tuttavia sopportavo tutto pazientemente, come potevo. Avvenne poi, con il permesso di Dio, che mia madre, che mi era stata di impedimento, morisse. A questa morte seguì quella del mio sposo e dei miei figli in breve giro di tempo”.
È dentro tale contestualizzazione esistenziale che Angela “recupera”, a livello di una partecipazione imitativa, ciò che in precedenza, pur presentatosi accanto a lei per vie parallele, ella aveva totalmente ignorato. Decide, quindi, di rinunciare anche lei ai suoi beni e di professare la regola del Terz’Ordine Francescano.
Così la Santa ripercorre il suo proposito ascetico:
“Poiché capivo che non potevo sottopormi ad una sufficiente penitenza mentre mi trovavo a vivere in mezzo al mondo, decisi di abbandonare totalmente ogni cosa per fare penitenza e così poter giungere alla croce, come mi era stato ispirato da Dio. Da Dio infatti mi fu data, ed in un modo mirabile, questa ispirazione. Avevo incominciato a desiderare con tutto il cuore di farmi povera, e nel mio scrupolo mi trovavo spesso a pensare con timore che la morte poteva sorprendermi prima che lo fossi diventata; al contempo, ero assalita da varie tentazioni: mi vedevo giovane, pensavo che mendicare mi poteva essere di gran pericolo e vergogna, che sarei potuta morire di fame, di freddo e nudità; e così tutti mi dissuadevano. Ma ecco che per la misericordia di Dio la mia anima fu improvvisamente illuminata a tal punto che in cuore mi nacque una tale fermezza che allora non credetti, né oggi credo, di poter mai perdere per l’avvenire. In questa luce, pertanto, io disposi e decisi che se mi fosse successo di dovere morire di fame, nudità e vergogna secondo quella che era o poteva essere la volontà di Dio, queste tali cose non mi avrebbero fatto retrocedere dal mio proposito, anche se fossi stata certa che tutti quei mali mi sarebbero accaduti. Alla fine, se dovevano accadermi, sarei morta lieta nella volontà di Dio. E da quell’istante dissi veramente il mio sì”.
Durante una visita ad Assisi, Angela partecipa di una intensa esperienza mistica, presso la Chiesa Superiore di san Francesco, in ordine alla quale ella riceve una dura reprimenda, poiché incompresa ed accusata di follia, proprio da quel frate suo parente che, in seguito, diventerà il redattore del suo libro biografico. Dal chiarimento di quel fatto, durante il quale Angela ha ricevuto una profonda rivelazione dell’amore divino, al quale fin all’ultimo ella stessa ha posto resistenza, la donna avrà un’intensa attività penitenziale sorretta da quel frate, che parteciperà ed interpreterà con attenzione e cura molte delle sue esperienze mistiche, registrandole poi attentamente nell’opera comunemente conosciuta come il “Libro della beata Angela da Foligno”.
Nel tempo successivo alla sua conversione Angela concretizza il suo ideale ascetico nella fondazione di un Cenacolo di preghiera e di vita spirituale.
Angela espone così la propria interpretazione del ruolo della preghiera nell’ordinarietà esistenziale: “Senza la luce di Dio nessun uomo si salva. Essa fa muovere all’uomo i primi passi; essa lo conduce al vertice della perfezione. Perciò, se vuoi cominciare a possedere questa luce di Dio, prega; [continua ….]”
 
“Attirami, noi correremo (Ct 1,4). Quando la santità è donna – di Francesco Gastone Silletta (Nuova Edizione scontata) – Edizioni Cattoliche La Casa di Miriam – Tel. 3405892741
 
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