“Nella conversione e nella calma sta la vostra salvezza, nell’abbandono confidente sta la vostra forza” (Is 30,15) – Meditazione serale alla Casa di Miriam del 22 gennaio 2023

“Nella conversione e nella calma sta la vostra salvezza, nell’abbandono confidente sta la vostra forza” (Is 30,15) – Meditazione serale alla Casa di Miriam del 22 gennaio 2023 ***

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Un passo d’Isaia che ci fa riflettere, indipendentemente dal contesto letterario nel quale viene posto nel libro di Isaia, è questo: “Nella conversione e nella calma sta la vostra salvezza, nell’abbandono confidente sta la vostra forza” (Is 30,15)
Innanzitutto, una premessa. A differenza delle altre nostre meditazioni serali, in cui preparavamo in anticipo il testo della meditazione, questa sera non abbiamo avuto il tempo di preparare nulla, e abbiamo aperto a caso la Bibbia, incontrando questo passo. E il primo pensiero è stato uno solo, al di là del contesto di questo brano: Gesù Cristo. Pare infatti, qui, la sua voce, anziché quella di Isaia (che come sappiamo, è certo il più “cristico” dei profeti). Ebbene, viene dato un insegnamento importantissimo, tipico della predicazione di Gesù (da cui il nostro rimando a lui), che verte sulla modalità della salvezza: temporale, nel senso di Isaia, eterna, nel senso di Gesù. Questa salvezza si articola di due elementi “più uno”, ossia di un terzo che richiede i primi due. Essi sono: la conversione, la calma e l’abbandono. Se ci pensiamo, l’inizio della predicazione pubblica di Gesù inneggia alla conversione, poiché “il Regno di Dio è vicino”. E tutta la predicazione di Gesù mira al compimento di questa conversione negli uomini. Non c’è salvezza, senza conversione, e conversione implica sempre un ripensamento, un retrocedere da determinate convinzioni e inserirsi in un nuovo ordine di interpretazione di se stessi, della storia e di Dio. Per gli Israeliti al tempo di Isaia, ciò significava estromettere se stessi dall’autonomia direzionale degli eventi, “convertendosi” al Dio che conosce e governa i popoli. Cosa che a quel tempo non avvenne per essi. Per l’Israele al tempo di Gesù, invece, ciò significava guardare al compimento delle promesse antiche, in atto in lui: cosa che neppure avvenne. Il secondo elemento è la calma. Anche quest’ultima è fondamentale per l’ottenimento della salvezza. Isaia parla di una calma politica, che non conduca gli agitati Israeliti (e agitati perché non sono convertiti a Dio) a elaborare alleanze affrettate cono popoli che poi si riveleranno suoi nemici, in questo caso gli Egiziani. Gesù, invece, parla di una calma morale, nel suo linguaggio resa con il termine “mitezza” (pensiamo alle beatitudini, ma anche all’esortazione a non affannarsi per il domani, ecc.). Con la conversione e la calma nel cuore, la salvezza è vicina, sia nel discorso di Isaia che nell’insegnamento di Gesù. Isaia evoca come ultimativa la necessità dell’abbandono a Dio, nel senso qui della sua direzione sugli eventi storici imminenti. Gli Israeliti, però, si fidano soltanto di se stessi, e seguono vie sbagliate che li conducono a esiti nefasti: “Voi non avete voluto”, dice il Signore (Is 30,15), nel senso di ascoltare il suo consiglio. Gesù, invece, evoca l’abbandono alla volontà del Padre (che conosce ciò di cui abbiamo bisogno prima ancora che glielo chiediamo) usando in modo speciale l’immagine del divenire come bambini. Chi infatti è come questi ultimi (nel senso dell’abbandono a Dio) entrerà nel Regno dei Cieli, ossia otterrà la salvezza. L’insegnamento teologico di Gesù, quindi, può dirsi evocato in anticipo da quello di Isaia, e il fallimento di entrambi, a livello di risposta delle masse, non svincola Dio stesso dalla sua infinita misericordia: “Eppure il Signore aspetta per farvi grazia, per questo sorge per avere pietà di voi” (Is 30,18).
Amen

*** Testi di F.G. Silletta
Edizioni Cattoliche La Casa di Miriam
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Tel. 3405892741
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