Dal libro “Meditazioni sulla fede” – di Francesco G. Silletta

Dal libro “Meditazioni sulla fede” – di Francesco G. Silletta – Edizioni La Casa di Miriam – Distribuzione Proliber – In libreria – 

“Se tornassi indietro”, ripetiamo sovente, “non mi comporterei allo stesso modo”. Il carattere salutare di questo riconoscimento, tuttavia, presenta affianco a sé anche una dimensione dolorosa, cioè proprio il fatto di dover ammettere, dinanzi alla sovranità del tempo, un fallimento etico o comportamentale della nostra libertà d’azione. Al bene proveniente dall’atto di ammettere onestamente questo fallimento, quindi, si associa quell’attualità dolorosa che, senza una collaudata forza di volontà, rischia di intrappolarci entro strutture profonde di mancata autostima, di rimorso o addirittura di odio per il nostro vissuto.
La via d’uscita da questa polarità di coscienza è ancora una volta il tempo, poiché l’esistenza di un ulteriore “momento” di vita, la cui estensione tuttavia non ci è possibile conoscere, garantisce alla nostra esistenza la possibilità di agire nuovamente, in una prospettiva evidentemente inversa a quella precedente. Tanto più vasta e ampia è questa porzione di tempo a nostra disposizione, tanto più sarà estesa, se ben illuminati, la nostra attività di rinnovamento. Si capisce però che porre la nostra opzione salvifica in funzione del tempo, del suo darsi storico nella nostra vita, rischia davvero di farci scommettere sull’incognito. Non sappiamo, infatti, “né il giorno, né l’ora” (Mt 25,13). Imbastire la nostra esistenza su una componente entusiastica, immersi nella prassi del vivere e senza preventivare un immediato e possibile termine del nostro tempo disponibile, non può allora considerarsi una saggia interpretazione di una positività rispetto all’esistenza, quasi come se ciò contrassegnasse lo spirito di una persona realmente intessuta di fattività e pienezza di vita. Come osservava bene Joseph Ratzinger, infatti, “il poter fare non serve a nulla se non sappiamo a qual fine utilizzarlo, se non ci interroghiamo di più su che cosa noi siamo e su che cos’è la verità delle cose” . Un’interrogazione di questo tipo, tuttavia, così profondamente antropologica, necessita di un distanziamento cosciente, tipico di ogni interiorizzazione umana, rispetto all’oggettività del mondo, delle cose, del tempo medesimo. Separarci dall’attualità del nostro vivere pur continuando ad esservi umanamente inclusi. Essere cioè capaci di stabilire in noi stessi, senza fratture esistenziali estrinseche, una silenziosa ma riflessa introspezione, per poterci domandare con serietà e decisione: verso quale destinazione tende la mia esistenza? […]
(Francesco G. Silletta – “Meditazioni sulla fede” – Nelle librerie cattoliche – Edizioni La Casa di Miriam)

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