Sant’Ireneo di Lione
Dal libro Adversus Haereses,
Libro IV, parte terza
Trad. it. a cura di Enzo Bellini, ed. Jaca Book, Milano 1979, pp. 459-470
25,1. […] Il demonio, da quello che accadrà al tempo dell’Anticristo, appare che vuole essere adorato come Dio, mentre è apostata e ladrone, e vuol essere proclamato re, mentre è un servo. Egli, infatti, dopo aver ricevuto tutta la potenza del diavolo, verrà non come un re giusto, né come sottomesso a Dio e docile alla sua legge, ma come empio e iniquo, come apostata, ingiusto e omicida, come ladrone che riassume in sé tutta l’apostasia del diavolo: egli abbatterà gli idoli per far credere di essere lui Dio, ma eleverà se stesso come l’unico idolo che concentra in sé il multiforme errore di tutti gli altri idoli, affinché quelli che adoravano il diavolo per mezzo di molte abominazioni, servano a lui mediante un solo idolo. Di lui l’Apostolo nella seconda lettera ai Tessalonicesi dice: “Poiché se prima non verrà l’apostasia e si rivelerà l’uomo del peccato, il figlio della perdizione, l’Avversario, colui che si innalza al di sopra di ogni essere che è chiamato dio o è soggetto di culto, fino ad assidersi come Dio nel tempio di Dio, proclamandosi Dio lui stesso” (2 Ts 2,3-4). Dunque l’Apostolo ha indicato chiaramente la sua apostasia e che si innalzerà al di sopra di ogni essere che è detto dio o è oggetto di culto, cioé al di sopra di ogni idolo – questi, infatti, sono quelli che sono detti dèi dagli uomini, ma non lo sono -, e penserà in maniera tirannica di presentarsi come Dio.
25,2. Inoltre indicò anche ciò che noi abbiamo dimostrato abbondantemente, cioé che il tempio di Gerusalemme è stato fatto secondo una prescrizione del vero Dio. L’Apostolo stesso, infatti, parlando in suo proprio nome, lo chiama in senso proprio tempio di Dio. Ora, nel terzo libro, abbiamo dimostrato che nessun altro è chiamato Dio dagli Apostoli, che parlano in loro proprio nome, all’infuori di colui che è veramente Dio, il Padre del Signore nostro, per ordine del quale fu fatto il tempio di Gerusalemme per i motivi che abbiamo detto prima: quel tempio nel quale si assiderà l’Avversario, quando tenterà di presentarsi come Cristo, come dice il Signore: “Quando vedrete l’abominio della desolazione predetto per mezzo del profeta Daniele, posto nel luogo santo – comprenda chi legge! -, allora quelli che saranno in Giuda fuggano ai monti; e chi si troverà sul tetto non scenda a prendere nessuna cosa di casa sua. Allora, infatti, ci sarà una grave tribolazione, quale non ci fu mai dall’inizio del mondo fino ad ora, e non ci sarà più” (Mt 24,15-17.21).
25,3. Ora Daniele, contemplando la fine dell’ultimo regno, cioé quegli ultimi dieci re, tra i quali sarà diviso il regno di quelli sui quali verrà il figlio della perdizione, dice che alla bestia spunteranno dieci corna e un altro corno, piccolo, spunterà in mezzo ad essi e tre delle corna precedenti saranno strappate davanti a questo (Cfr. Dn 7,7-8). “Ed ecco – dice – ci sono occhi come occhi di un uomo in questo corno, e una bocca che dice cose grandi e il suo aspetto è più grande di quello degli altri. Io guardavo, e quel corno faceva guerra con i santi e prevaleva su di loro, fino a quando venne l’Antico di giorni e dette il giudizio ai santi dell’Altissimo, arrivò il tempo e i santi presero il regno” (Cfr. Dn 7,8.20-22). Poi, nella spiegazione delle visioni, gli fu detto: “La quarta bestia sarà sulla terra il quarto regno, che vincerà gli altri regni, divorerà tutta la terra, la calpesterà e la farà a pezzi. E le sue dieci corna, cioé i dieci re, si leveranno, e dietro di loro si leverà un altro, il quale supererà nel male tutti i suoi predecessori; abbatterà tre re, proferirà parole contro l’Altissimo, opprimerà i santi dell’Altissimo, progetterà di cambiare i tempi e la Legge e sarà dato in suo potere per un tempo, più tempi e mezzo tempo” (cfr. Dn 7,23-25), cioé per tre anni e sei mesi, nei quali, dopo essere venuto, tiranneggerà sulla terra.
Di lui ancora l’Apostolo Paolo nella seconda lettera ai Tessalonicesi, annunciando anche il motivo della sua venuta, dice: “Allora sarà svelato l’Iniquo, che il Signore Gesù ucciderà con il soffio della bocca e annienterà con la manifestazione della sua venuta, – l’Iniquo, la cui venuta è secondo la potenza di Satana, con ogni potenza, segni e prodigi di menzogna e così ogni seduzione di ingiustizia per quelli che si perdono, perché non hanno accolto l’amore della verità per essere salvati. Per questo Dio manda loro una potenza di smarrimento, perché credano alla menzogna e affinché siano giudicati tutti coloro che non hanno creduto alla verità, ma si sono compiaciuti dell’iniquità.
25,4. Il Signore diceva queste stesse cose a quelli che non credevano in lui: “Io sono venuto nel nome del Padre mio e non mi ricevete; se un altro verrà nel suo proprio nome, lo riceverete” (Gv 5,43). Con la parola “altro” intendeva l’Anticristo, poiché è estraneo a Dio. Egli è il giudice iniquo (cfr. Lc 18,6), di cui il Signore ha detto “che non teme Dio né ha rispetto dell’uomo” (cfr. Lc 18,2), e al quale si rivolse la vedova che si era dimenticata di Dio, cioé la Gerusalemme terrestre, per essere vendicata contro il nemico (cfr. Lc 18,3).
Questo farà nel tempo del suo regno: trasferirà il suo regno in lei e si assiderà nel tempio di Dio, facendo credere ai suoi adoratori di essere lui il Cristo.
Perciò Daniele dice ancora: “Il santuario sarà devastato; il peccato ha preso il posto del sacrificio e la giustizia è stata gettata a terra; ha fatto questo e ci è riuscito” (Dn 8,11-12). E l’angelo Gabriele, spiegandogli le visioni, diceva di questo stesso: “Alla fine del loro regno si leverà un re duro nel volto e abile nel risolvere i problemi; potente sarà la sua forza, farà grandi distruzioni, riuscirà nelle sue imprese e distruggerà i forti e il popolo santo; e il giogo del suo collare si rafforzerà; l’inganno sarà nella sua mano, si inorgoglirà nel suo cuore e con l’inganno distruggerà molti e si leverà per la rovina di molti e li stritolerà con la mano come uova” (Dn 8,23-25). Poi, indicando anche il tempo della sua tirannide, nel quale saranno perseguitati i santi che offrono a Dio il sacrificio puro, dice: “E alla metà della settimana cesseranno il mio sacrificio e la mia libagione, e nel santuario ci sarà l’abominio della desolazione e sulla desolazione si darà il compimento fino alla fine del tempo” (Dn 9,27). Ora, la “metà della settimana” sono tre anni e sei mesi.
25,5. Da tutte queste testimonianze si conosce non solo quello che riguarda l’apostasia e colui che ricapitola in sé l’errore del diavolo, ma anche che c’é un solo e medesimo Dio Padre, quello annunciato dai profeti e manifestato da Cristo. Infatti, se il Signore ha confermato le profezie di Daniele sulla fine, dicendo: “Quando vedrete l’abominio della desolazione predetto per mezzo del profeta Daniele […]” (Mt 24,15); se a Daniele l’angelo Gabriele dette la spiegazione delle visioni, e questo è l’arcangelo del Demiurgo e questo stesso annunciò a Maria la venuta visibile e l’incarnazione di Cristo (Cfr. Lc 1,26-38), si dimostra chiarissimamente che c’è un unico e medesimo Dio, che ha inviato i profeti, e ha mandato il Figlio e ha chiamato noi alla conoscenza di lui.
La divisione dell’ultimo regno e il trionfo finale di Cristo
26,1. Degli ultimi tempi e dei dieci re di allora, tra i quali sarà diviso l’impero che ora domina, ha parlato ancora più chiaramente Giovanni, il discepolo del Signore, nell’Apocalisse, indicando quali sono i dieci corni visti da Daniele, dicendo che così gli è stato detto: “I dieci corni che hai visto sono dieci re, che non hanno ancora preso il regno, ma prenderanno il potere come re, per un’ora sola, insieme alla bestia. Questi hanno un solo pensiero e danno alla bestia la forza e il potere. Questi faranno la guerra con l’Agnello e l’Agnello li vincerà, poiché è il Signore dei signori e il Re dei re” (Ap 17,12-14).
É chiaro dunque che tre di questi li ucciderà colui che deve venire e gli altri saranno sottomessi a lui ed egli sarà ottavo tra loro. E devasteranno Babilonia e la bruceranno con il fuoco, daranno il loro regno alla bestia e perseguiteranno la Chiesa; poi saranno annientati dall’apparizione del nostro Signore.
Ora che il regno dovrà essere diviso e così essere distrutto, lo dice il Signore: “Ogni regno diviso contro se stesso sarà devastato, e ogni città o casa divisa contro se stessa non potrà reggere” (Mt 12,25). Dunque il regno, la città e le case devono essere divisi in dieci parti. E per questo ha già predetto questa ripartizione e la divisione.
E con precisione Daniele dice che la fine del quarto regno sono le dita dei piedi della statua vista da Nabucodonosor, sui quali urtò la pietra tagliata senza intervento di mani, come dice egli stesso: “I piedi erano in parte di ferro e in parte di argilla, finché si staccò una pietra senza intervento di mani e colpì la statua sui piedi di ferro e di argilla e la frantumò fino alla fine!” (Dn 2,33-34). Poi, nella spiegazione, dice: “Poiché hai visto i piedi e le dita in parte di argilla e in parte di ferro, sarà un regno diviso; ci sarà la durezza del ferro, come hai visto il ferro mescolato all’argilla. E le dita dei piedi erano in parte di ferro e in parte di argilla” (Dn 2,41-42). Dunque le dieci dita sono i dieci re tra i quali è diviso il regno, di cui alcuni sono forti e attivi, altri deboli e inattivi, e non andranno d’accordo, come dice Daniele: “Una parte del regno sarà forte, da essa l’altra parte sarà stritolata. Poiché hai visto il ferro mescolato all’argilla, si congiungeranno per generare ma non saranno uniti l’uno all’altro, come il ferro non si mescola con l’argilla” (Dn 2,42-43). E per indicare che cosa accadrà alla fine dice: “E nei giorni di quei re il Dio del cielo susciterà un regno, che non sarà mai distrutto, e il suo regno non sarà lasciato ad un altro popolo. Frantumerà e disperderà tutti i regni ed esso sarà esaltato per sempre, come hai visto che dal monte fu tagliata una pietra senza intervento di mani e frantumò l’argilla, il ferro, il bronzo, l’argento, l’oro. Il grande Dio ha fatto conoscere al re ciò che accadrà in seguito, e il sogno è vero e certa è la sua interpretazione” (Dn 2,44-45).
26,2. Se dunque il grande Dio ha fatto conoscere l’avvenire per mezzo di Daniele e l’ha confermato per mezzo del Figlio; se Cristo è la pietra tagliata senza intervento di mani, che annienta i regni temporali e introduce il regno eterno, che è la risurrezione dei giusti (Cfr. Lc 14,14) – perché, dice, “il Dio del cielo susciterà un regno, che non sarà mai distrutto” (Dn 2,44) – , ammettano di essere stati confutati e tornino a resipiscenza quanti rifiutano il Demiurgo e non confessano che i profeti sono stati mandati dallo stesso Padre dal quale è venuto il Signore, ma affermano che le profezie provengono da diverse Potenze. Infatti, quanto è stato predetto dal Demiurgo ugualmente per mezzo di tutti i profeti Cristo l’ha compiuto alla fine, eseguendo la volontà del Padre e realizzando l’economia riguardante il genere umano.
Dunque, quelli che bestemmiano il Demiurgo – o con precise affermazioni e chiaramente, come i discepoli di Marcione, o con ragionamenti astrusi, come i discepoli di Valentino e tutti i sedicenti gnostici – siano riconosciuti da tutti quelli che onorano Dio come gli strumenti di Satana, per mezzo dei quali Satana, ora e non prima, ha cominciato a maledire Dio che ha preparato il fuoco eterno a tutta l’apostasia.
Il giusto giudizio di Dio contro Satana e tutti quelli che partecipano alla sua apostasia
Infatti egli non osa bestemmiare apertamente da sé il suo Signore, come all’inizio ingannò l’uomo per mezzo del serpente, pensando di sfuggire a Dio. E bene Giustino disse che prima della venuta del Signore Satana non osò mai bestemmiare Dio, perché non conosceva ancora la sua condanna, in quanto i profeti avevano parlato di lui in parabole ed allegorie, ma dopo la venuta del Signore, avendo appreso chiaramente dalle parole di Cristo e dei suoi Apostoli che è stato preparato un fuoco eterno per lui, che si è allontanato da Dio di sua propria volontà, e per tutti quelli che hanno perseverato nell’apostasia senza convertirsi, attraverso tali uomini bestemmia il Signore che porta il giudizio, sapendo di essere già condannato, ed imputa il peccato della propria apostasia a colui che l’ha creato, e non invece alla propria libera decisione, come i trasgressori delle leggi che, quando ne subiscono la pena, accusano i legislatori e non se stessi. Così appunto questi, pieni dello spirito del diavolo, lanciano innumerevoli accuse contro colui che ci ha creati e ci ha donato lo Spirito della vita e ha stabilito una legge adatta a tutti, e non vogliono ammettere che il giudizio di Dio è giusto. Per questo immaginano un altro Padre che non ha né cura né provvidenza delle nostre cose, o anche che approva i nostri peccati.
27,1. Infatti, se il Padre non giudica, o non si dà pensiero o si compiace di tutte le cose che accadono, e non giudica, tutti saranno uguali e saranno collocati nello stesso luogo. Dunque la venuta di Cristo è inutile e contraria alla mancanza di un suo giudizio. “Venne infatti a dividere l’uomo dal padre suo, la figlia dalla madre e la nuora dalla suocera” (Mt 10,35); e se due saranno nel medesimo letto, è venuto a toglierne uno e lasciare l’altro, e se due donne saranno a macinare ad una stessa macina, è venuto a prenderne una e a lasciare l’altra (cfr. Lc 17,34-35), e per comandare alla fine ai mietitori di raccogliere prima la zizzania, legarla e bruciarla nel fuoco inestinguibile, e poi ammassare il frumento nel granaio (cfr. Mt 13,30), e chiamare gli agnelli nel regno preparato per loro e mandare i capri nel fuoco eterno preparato per il diavolo e per i suoi angeli (Cfr. Mt 25,33-34.41).
Vale a dire? Il Verbo è venuto “per la caduta e la risurrezione di molti” (Lc 2,34): per la caduta di quelli che disobbediscono a lui – ai quali ha minacciato nel giudizio una punizione più grande di quella di Sodoma e Gomorra (Lc 10,12) – ma per la risurrezione di quelli che credono e fanno la volontà del Padre suo che è nei cieli (Mt 7,21). Se dunque la venuta del Figlio raggiunge bensì tutti gli uomini, ma comporta il giudizio e la separazione dei credenti dai non credenti – perché i credenti fanno la sua volontà per loro propria scelta e i non credenti per loro propria scelta non seguono il suo insegnamento – , è chiaro che il Padre suo ha creato tutti allo stesso modo, ciascuno con una propria capacità di decidere e un animo libero, ma sorveglia tutto e provvede a tutto, “facendo sorgere il suo sole sopra i cattivi e sopra i buoni e facendo piovere sui giusti e sugli ingiusti” (Mt 5,45).
[…] 28,1. Poiché dunque in questo secolo alcuni corrono verso la luce e per mezzo della fede si uniscono a Dio, altri si allontanano dalla luce e si separano da Dio, viene il Verbo di Dio per assegnare a tutti la dimora conveniente: agli uni nella luce perché godano dei beni che sono in essa, agli altri nelle tenebre perché partecipino della pena che è in esse. Per questo dice che chiamerà quelli di destra al regno del Padre e manderà quelli di sinistra nel fuoco eterno (Cfr. Mt 25,34.41), perché questi si saranno privati di tutti i beni. […]”
Fonte: La Casa di Miriam Torino