San Tommaso Apostolo – Un personaggio iperbolico

Oggi San Tommaso Apostolo – Un personaggio iperbolico – Dal testo “Amato perché amante. Il Discepolo Amato come personaggio in migrazione” – di F.G. Silletta ***

SAINT THOMAS THE APOSTLE, FEAST DAY: JULY 3RD

“Riprendendo ancora una volta la sottolineatura narrativa dell’appartenenza di Tommaso al gruppo dei Dodici (20,24), possiamo rilevare una ulteriore intrinseca puntualizzazione che il narratore pone in essere rispetto alla caratterizzazione di questo personaggio e che in qualche modo, al di là della responsabilità personale, può stabilire anche un ordine di “permissività” alla sua richiesta. Proprio perché uno dei Dodici, infatti, l’Apostolo è destinato a ricevere i medesimi “diritti” (a loro modo privilegiati) del consorzio apostolico in ordine alla conoscenza di Gesù, come osserva bene il Vignolo:

“Se in quanto uditore del kerygma avrebbe pur dovuto prestarvi fede, in quanto destinatario come gli altri discepoli delle promesse della cena già realizzate per loro (tra queste è compresa quella di ‘rivedere’ il Signore), si trova in una situazione oggettivamente anomala e difforme, che chiede una sorta di integrazione. Azzardando un poco diremmo: Tommaso, in quanto membro del gruppo di discepoli dell’ultima cena, anzi del più ristretto collegio apostolico (20,24), di per sé può legittimamente vantare un certo qual ‘diritto’ all’apparizione di Gesù risorto di cui gli altri hanno già potuto godere. Si potrà così riconoscere la sua posizione caratterizzata da un punto di vista ambivalente, definendolo simultaneamente con il ‘primo dei potenziali credenti’ rispetto al kerygma, e ‘ultimo apostolo credente’ rispetto alle apparizioni pasquali destinate al gruppo originario dei discepoli”[1].( Vignolo R., Personaggi del Quarto Vangelo. Figure della fede in San Giovanni, p.69).

Una osservazione delle intrinseche prerogative apostoliche di cui anche Tommaso è destinatario, rende un po’ più comprensibile, in ultima analisi, la ragione per cui Gesù accondiscenda, in modo tuttavia particolare e non identico alle aspettative dell’Apostolo, la richiesta di quest’ultimo. Leggiamo il brano fondamentale nella comprensione di questa scena, cioè 20,26-27:

“Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: ‘Pace a voi!’. Poi disse a Tommaso: Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo, ma credente!”.

Questo brano dev’essere letto secondo due distinti e fondamentali punti di vista: quello proprio dell’Apostolo Tommaso e quello proprio di Gesù Risorto. Un terzo punto di vista, cioè quello dei condiscepoli, non è in questo frangente rilevante dato il loro assoluto silenzio in questa scena […]”

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[1] Vignolo R., Personaggi del Quarto Vangelo. Figure della fede in San Giovanni, op. cit., p. 69.

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