Le due facce del dolore alla luce di Cristo

Le due facce del dolore alla luce di Cristo
 
Come è data la possibilità di completare nella propria carne ciò che manca ai patimenti di Cristo (Col 1,24) – espressione ovviamente da argomentare in senso teologico – così è data pure la possibilità di completare – ed è un’esperienza terribile – ciò che manca alla propria punizione, meritata a motivo della propria condotta. Lo dice ad esempio il libro della Sapienza: “[…] Perché colmassero la punizione che ancora mancava ai loro tormenti” (Sap 19,4)
Vi è cioè un parallelismo nel dolore, tra le due possibilità sopra evocate, dagli esiti e dal fine stesso radicalmente opposto. Nel primo caso, infatti, il dolore è un superamento di se stessi, poiché si partecipa del dolore di Cristo sopportato per noi, al punto da rendere “lieto” questo dolore ed anzi, a suo modo, necessario perché sia perfetto colui che segue Cristo. Nel secondo caso, invece – che anticipa evocativamente ciò che avverrà nelle dimore infernali – il dolore non è concepito come partecipazione salvifica al dolore di Cristo, ma è causato proprio dalla radicale opposizione a lui, alla sua opera di salvezza per noi. E dunque si tratta di un dolore che non conosce esito, se non il dolore stesso. Ivi l’inferno è dato, a livello tipologico, nel suo senso proprio.
Amen
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Pubblicato da lacasadimiriam

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