Cosa significa essere cristiani?

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Per rispondere occorre tornare indietro nella storia, a quel tempo riportato dal libro degli Atti in cui si dice che “ad Antiochia per la prima volta i discepoli furono chiamati cristiani” (At 11,26). Chiamati da chi? Evidentemente non da se stessi, ma dai “non cristiani”, cioè dai pagani di Antiochia, che coniarono questo titolo in riferimento ai discepoli di Cristo. Interessante, da un punto di vista teologico, è come il titolo di “cristiano” (Χριστιανός), sorga in un ambiente greco, nel quale la predicazione dei discepoli punti più sulla realtà di “Gesù-Signore” (cfr. At 11,20) che non propriamente su quella di Gesù come Cristo Messia. Quei pagani hanno dunque utilizzato alla maniera “personalista” la realtà messianica di Cristo stesso, apponendola come nome identificativo specifico per i suoi discepoli: “cristiani”. Perché questa attribuzione? Una qualifica così pregnante, non può darsi solo secondo un ordine sociale, come per rinchiudere dentro una categorizzazione omogenea un gruppo di persone unite da una medesima caratteristica. Questo perché quei discepoli non erano soltanto “seguaci” di Cristo, o “annunciatori” del suo vangelo o ancora portatori estrinseci della sua testimonianza. Essi, piuttosto, avevano Cristo in se stessi come qualifica visibile: Cristo, cioè. viveva e parlava in loro e per mezzo di loro in una maniera talmente eloquente che, pur non avendolo mai conosciuto, quei pagani potevano ora conoscerlo e vederlo nella forma discepolare.
Ad inizio del racconto degli Atti ciò viene specificato dicendo: “La mano del Signore era con loro” (11,21) e che lo stesso Barnaba, giunto ad Antiochia, “vide la grazia del Signore”.
Pur originato, dunque, da un contesto sociale esterno, il titolo di “cristiano” sorge nella storia per opera di Cristo stesso, che in qualche modo prolunga la propria presenza tra gli uomini identificandoli a sé.
Ecco perché il termine “cristiano”, anche per noi oggi, deve oltrepassare la pura connotazione socio-religiosa ed entrare piuttosto in quella ontologica. “Siamo” cristiani, come lo erano quei primi discepoli che ereditarono la prima volta questo titolo, perché siamo conformi a Cristo, e non soltanto perché predichiamo la sua storia o il suo insegnamento. Vedere il cristiano dovrebbe così significare, proprio come ai tempi di Barnaba e Saulo, un “vedere Cristo”, che agisce nella sua potenza e nella sua verità per mezzo nostro. Amen
 
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