“ὁ κύριός ἐστιν” (“È il Signore!”)

“ὁ κύριός ἐστιν” (“È il Signore!”)

JH

“[…] Il destinatario dell’intuizione del Discepolo Amato è dunque primariamente Pietro. Oltre che un’ulteriore attestazione narrativa del primato intellettuale del Discepolo Amato rispetto al capo degli Apostoli in ordine alla comprensione del mistero di Gesù, questo brano ci pare attestare un intento relazionale fra i due discepoli volto a testimoniare come, a sua volta, il riconoscimento di Pietro non dipenda affatto dalla sua personale visione di Gesù, rimasta ancora orfana di una comprensione vera, bensì piuttosto dall’“autorità” intuitiva che lo stesso Pietro riconosce nel Discepolo Amato in ordine a questa stessa comprensione. Tutto ciò che allora viene riportato di Pietro immediatamente dopo (cingersi i fianchi, gettarsi in acqua e raggiungere la riva a nuoto) va compreso in ordine alla sua stima per il Discepolo Amato prima ancora che non al suo personale e reale riconoscimento di Gesù. Ciò probabilmente attesta ancor di più quanto sopra avevamo ipotizzato rispetto all’origine del titolo di Discepolo Amato (letteralmente “quel discepolo che Gesù amava”) da noi supposta avente luogo in seno all’ambiente discepolare a lui contemporaneo (forse gli stessi Dodici) piuttosto che non a quello “comunitario” a lui successivo. Non è un caso, a nostro avviso, che in questo brano venga ripreso per esteso l’epiteto “ὁ μαθητὴς ἐκεῖνος ὃν ἠγάπα ὁ Ἰησοῦς”, che intrinsecamente rimanda il lettore alla scena dell’ultima cena (13,23ss); l’indole affettiva propria di questo personaggio, singolarmente legato all’intimità di Gesù da una relazione di amore, è infatti la mozione oggettiva da cui scaturisce, nella più alta carica apostolica, Pietro, l’impetuoso slancio verso il Risorto.
Il riconoscimento del Signore, ad opera del Discepolo Amato, non è tuttavia unicamente funzionale per la comprensione di Pietro e degli altri discepoli, né per quella dei lettori soltanto: il primo a risultare in qualche modo “modificato” da questo riconoscimento è lui stesso, il Discepolo Amato, proprio in seno all’amorevole ed illuminata sua relazione con Gesù […]”.
(Francesco Gastone Silletta – Amato perché amante © Copyright Edizioni La Casa di Miriam )

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