Sul ritrovamento di Gesù al Tempio

Sul ritrovamento di Gesù al Tempio
 
 
Anziché dire scemenze, parlando di una “madre sbadata” o “di una madre che si dimentica del Figlio” (lo abbiamo sentito in certe chiese torinesi – sic!), certi omileti potrebbero prima riflettere sulla natura stessa di quel Figlio, di cui loro stessi sono ministri.
Colui che infatti si rivelerà capace, ad esempio, di camminare sulle acque, di conoscere in anticipo ciò che pensano gli altri, di calmare il mare in tempesta con la sua parola, o, ancora infante, di attirare a sé i Magi servendosi di una stella, nonché, in maniera massimamente eloquente, di risorgere per forza propria dalla morte, ebbene, Costui, senza bisogno di chissà quale grande esegeta che venga ad illuminare “i poveri ignoranti” dei fedeli, si può comprendere come uno che, allo stesso modo in cui, circondato da gente che voleva gettarlo giù dal precipizio, misteriosamente “sia passato in mezzo a loro” rimanendo incolume, così, nel noto episodio del suo ritrovamento al Tempio dopo tre giorni, si sia “dileguato” in modo umanamente inspiegabile dal cospetto della carovana e sia comparso lì, al Tempio, dove egli stesso, Sapienza infinita, ha poi guidato i suoi genitori nello spirito affinché lo ritrovassero. Senza bisogno di umiliare la madre Maria nelle sue attitudini materne, dal momento che la sparizione di Gesù in nessun modo poteva dipendere da una sua disattenzione materna.
O si crede veramente in Gesù Cristo in quanto Dio (e non tutti i sacerdoti lo credono), oppure l’esegesi diventa un interminabile dibattito utile alle aule accademiche e alla “gloria” umana dei suoi rappresentanti, ma non alla fede e alla vita spirituale della gente.
 
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Pubblicato da lacasadimiriam

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