Sull’interesse esorcistico di San Marco Evangelista
Il Vangelo di San Marco è tutto intriso di esorcismi e di guarigioni, di miracoli e di prodigi operati da Gesù. Più di ogni altro evangelista, il “leone” di Marco intravede in Gesù colui che caccia via con autorità e potenza Satana dalla vita degli uomini (se questi ovviamente lo vogliono) ed opera liberazioni continue, guarigioni miracolose perché gli uomini stessi si rendano conto del potere di Cristo nei riguardi del Maligno, della malattia (di origine diabolica) e della morte stessa.
Non ha alcun senso parlare di un evangelista “fissato” su certe tematiche ed alieno rispetto ad una conoscenza tecnica e storica della reale natura di determinate guarigioni o direttamente di alcuni esorcismi. Non ha senso, perché la rilettura continua, la meditazione in preghiera del suo Vangelo, unita alla viva tradizione della Chiesa nel suo riguardo, conduce alla comprensione di uno scrittore sacro tutt’altro che sprovveduto o approssimativo nella distinzione delle situazioni, nella valutazione dei prodigi da lui stesso narrati e nell’imposizione di un carattere in ultima istanza “soprannaturale” a determinate liberazioni presentate nel suo racconto ed attribuite a Gesù.
Marco è anzi particolarmente attento in ciò che scrive, sebbene si tratti di una composizione sintetica più che analitica, relativamente alla delineazione di un Cristo taumaturgo, operatore di esorcismi e di liberazioni rispetto a problematiche che in altra umana maniera non avrebbero alcun risvolto né percorso possibile di soluzione.
Il merito di Marco va allora inserito nella prospettiva del coraggio narrativo, poiché smaschera molte presunzioni, superbie, vanità e credenze umane nella loro miseria, e ad esse oppone la potenza del Guaritore, del vero Liberatore, del Messia stesso che passa e risana, che comanda e libera dai demoni.
Amen
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