Pentimento e conversione come realtà in movimento, non statiche ma dinamiche:

Il pentimento non è un atto univoco di dolore verso se stessi e verso il modo in cui si è agito o operato. Non è un istante fuggevole, come se, passato quello, tutto improvvisamente cessi. Così è pure della conversione vera a Cristo: non un’istantanea infatuazione, nella quale si riconosce Cristo come Signore e poi si torna alla quotidianità ordinaria. L’uno e l’altra, pentimento e conversione, sono piuttosto due realtà ancorate al procedere del tempo sulla terra, camminano anch’esse, si muovono, si estendono e lasciano continue risonanze nel cuore e anche all’esterno di se stessi. Non sono realtà statiche, ma dinamiche, hanno un corso ed una meta, in fondo identica, quest’ultima, ad ambedue: Cristo-Misericordia, infatti è tanto la meta del pentimento, quanto della conversione. Ma chi può dire di possedere il pentimento in modo assoluto, “finito”, terminale, essendo ancora qui, alle prese quotidiane con nuove, imperterrite mancanze, e con gli effetti di quelle precedenti ancora evocativi di tante cose? E chi può dire di avere definitivamente concluso il discorso con la sua conversione, al punto da non aver più bisogno, ogni giorno, di domandarla a Dio?

La conversione è la continua risposta alle voci del pentimento, e il pentimento è la permanente domanda alla conversione: dove trovo, oggi, la Misericordia per la mia miseria che io stesso sono, con la quale inevitabilmente dipingo i miei atti e i miei pensieri, e senza la quale sono un figlio della terra, e nulla di più, albergato fra i peccati e le infamanti miserie di questo luogo così limitato eppure pieno di seduzioni e di traviamenti? La conversione risponde continuamente al medesimo modo: in Cristo trovi questa Misericordia, e in lui soltanto. E con essa la capacità di ricomporti, di risollevarti dalla polvere, di riqualificarti agli occhi di Dio come figlio, che nonostante tutto è ancora, e sempre sarà un figlio acquisito nel sangue di Cristo, e nessun vincolo con il peccato, se la volontà è per Cristo, potrà mai cacciar via dalla casa paterna.

Il pentimento è un atto che insegue se stesso nel tempo. Di infinite cose, infatti, esso si compone: infinite le oggettività che, dinanzi agli occhi di Cristo, si percepiscono come inadeguate a lui, ribelli e talvolta persino blasfeme, inquinanti l’anima, indegne di lui. Quanto lunga è la strada del pentimento, e quanto gli è sorella quella della conversione. Amen.

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