La vera fede è quella di chi ama, cioè compie opere d’amore coerenti con la propria fede – Commento ad un brano della prima lettera di Giovanni:
Osserviamo come san Giovanni, in un versetto della sua prima lettera, distingua “i figli di Dio” dai “figli del diavolo”, non in forza di un principio di fede o di non fede, ma secondo un principio legato alle opere. In questo versetto – che ora riportiamo – Giovanni è molto vicino a Giacomo, che nella sua lettera dice appunto che anche i demoni credono in Dio (e per questo tremano), e che la fede, come un corpo senz’anima, non può dare salvezza senza le opere.
Scrive dunque Giovanni nella sua prima lettera:
“In questo si distinguono i figli di Dio dai figli del diavolo: chi non pratica la giustizia non è da Dio, e neppure lo è chi non ama il suo fratello. Poiché questo è il messaggio che avete udito da principio: che ci amiamo gli uni gli altri. Non come Caino, che era dal Maligno e uccise suo fratello. E per quale motivo l’uccise? Perché le sue opere erano malvagie, mentre quelle di suo fratello erano giuste. Non meravigliatevi, fratelli, se il mondo vi odia. Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte. Chiunque odia il proprio fratello è omicida, e voi sapete che nessun omicida ha più la vita eterna che dimora in lui. In questo abbiamo conosciuto l’amore, nel fatto che egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli. (1Gv 3,10-16)”.
Queste parole sono molto di più che un puro richiamo al comandamento dell’amore: esse evidenziano come non sia il fatto del mero credere in Dio la scorciatoia possibile per ottenere la salvezza. Come detto sopra a proposito dei demoni che credono, ora in questo brano giovanneo viene citato Caino, il quale pure credeva in Dio. Ma si rese omicida. Non amò. L’amore è l’opera più grande, il fattore differenziale in un contesto di altre opere che certo, sono illuminate nei santi dalla fede, ma se l’atto pratico non esplicita questo orientamento di fede, a nulla quest’ultima vale in ordine alla salvezza. Come fatto con Giuda nel suo Vangelo, anche con Caino, in questa sua prima lettera, Giovanni abbandona il personaggio al proprio peccato, di fatto escludendo entrambi narrativamente dalla salvezza.
Amen
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