“Alzati, prendi il bambino e la madre di lui e fuggi in Egitto” (Mt 2,13)

St. Joseph's Seven Sorrows and Seven Joys | The Divine Mercy

“Alzati, prendi il bambino e la madre di lui e fuggi in Egitto” (Mt 2,13) – La discrezione narrativa di Matteo

(Ἐγερθεὶς, παράλαβε τὸ παιδίον καὶ τὴν μητέρα αὐτοῦ καὶ φεῦγε εἰς Αἴγυπτον)

Con molta umiltà narrativa, anche se non è immediatamente percebile ad una lettura superficiale, l’Evangelista Matteo “entra” nel dolore e nell’angoscia di Giuseppe dinanzi all’annuncio onirico della fuga in Egitto, senza tuttavia in nulla scalfire la sacralità del suo cuore e la sua purezza di uomo. Ciò si rinviene leggendo con quanta discrezione Matteo riporti l’avviso angelico di fuggire in Egitto dato a Giuseppe. Innanzitutto, il “comando” assume più il tono di una dolce esortazione piuttosto che non l’imperativo di una fuga: “Alzati”, dice l’angelo (dal verbo greco “egeiró”): questo verbo in greco significa insieme “sorgi in te stesso”, “raccogli la tua umana capacità”, “manifestati”. Giuseppe viene esortato così ad una – anche se celere ed immediata – “manifestazione” di se stesso nella sua giustizia di uomo che vive secondo Dio. Non è, abbiamo premesso, un imperativo posto a Giuseppe: l’angelo esorta con un consiglio persuadente ed incisivo la coscienza saggia dello sposo di Maria a “volgersi in alto”, nell’obbedienza a questo consiglio, che l’aoristo greco, qui al participio passivo dice formalmente così: “Essendoti alzato, prendi il bambino…”.

Ma la discrezione di Matteo è molto più evidente ancora nel modo di descrivere i rapporti di parentela nella santa famiglia. L’angelo, infatti, evoca a Giuseppe  il bambino “e la madre di lui”, osservando un purissimo rispetto per la distinzione genitoriale fra Maria e Giuseppe rispetto a Gesù, ma anche fra i due stessi sposi. Questo ossequio matteano avviene due volte in due versetti consecutivi, il 13 e il 14 del secondo capitolo: in quest’ultimo infatti si dice che Giuseppe, “alzatosi, prese con sé il bambino e la madre di lui nella notte e fuggì in Egitto”.

La “notte” è qui evocata volontariamente, anche se si poteva soprassedere a questa specificazione temporale. Se, infatti, certamente Giuseppe con la sua famiglia fuggì di notte – essendo imminente la strage degli infanti a Betlemme – questa “notte” evoca con molta dolcezza narrativa anche il contesto simbolico dell’esistenza attuale di Giuseppe e di quella stessa di Maria. La stella, precedentemente evocata nel discorso sui Magi, ora cede narrativamente il posto al buio della notte, la quale è tuttavia illuminata dalla presenza di quel bambino, che silenziosamente, mediante le sue indicazioni spirituali, guida gli eventi della salvezza. Amen

 

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Pubblicato da lacasadimiriam

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