Da una traduzione errata di un famosissimo versetto di Luca, può derivarne una grande verità teologica
Per caso rinveniamo, in una traduzione inglese “in lingua corrente” del Vangelo di Luca, una versione un po’ rocambolesca delle parole dell’Arcangelo Gabriele a Maria. Ciò che comunemente siamo abituati a sentire come: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio” (Lc 1,20), qui viene semplicemente ribaltato, e pur essendo un evidente errore letterario (ma voluto), esso esprime comunque una grande verità, che deve essere teologicamente sostenuta, ossia: “Non temere, Maria, perché Dio ha trovato delizia in te”. In pratica, viene ribaltato il soggetto dell’atto del “trovare” e il destinatario del ritrovamento. Non stiamo qui a discutere, inutilmente, sulla possibilità che “Dio trovi”, nella sua eternità, come se prima non avesse e poi avesse qualcosa di nuovo. Piuttosto, ci interessa evidenziare la forza sostanziale di questa, pur inesatta, traduzione. Maria, infatti, viene posta come in una singolarità assoluta di favore e delizia agli occhi di Dio rispetto a tutte le creature umane. L’Angelo evidenzia questo aspetto, togliendo dalla Vergine ogni possibile spavento: è proprio lei, nella sua indicibile umiltà, l’oggetto del divino compiacimento, “ciò che Dio ha trovato” e che rende vana in Maria ogni possibile paura davanti all’Angelo. Amen
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