Gesù non viene ascoltato sufficientemente quando dice che certi demoni vanno via solo con la preghiera e il digiuno. Anzi, talvolta non viene ascoltato per niente.

Gesù non viene ascoltato sufficientemente quando dice che certi demoni vanno via solo con la preghiera e il digiuno. Anzi, talvolta non viene ascoltato per niente.

Si tratta qui di istituire un lungo discorso, che coinvolge la spiritualità, la teologia, la cosiddetta (nome orrendo) “demonologia”, ma anche la critica testuale. Partendo da quest’ultima (e chiudendo velocemente il discorso), sappiamo che essa pone fra parentesi questo versetto di Mt 17,21 (cf. Mc 9,29) nella sua specificazione del digiuno. Ciò dipende dal fatto che in alcune altre lezioni bibliche, manca questa specificazione: da qui l’imposizione delle parentesi, come a lasciare un’ipotesi aperta. E ciò nonostante, digiuno o non digiuno, il succo dell’insegnamento di Gesù trascende questo dettaglio – per ciò che qui ci interessa – e va inteso a più largo giro, interpellando, da un lato, l’idea stessa di “demonio” e quella di coloro che sono istituiti ministerialmente all’esorcismo, ma dall’altro le stesse persone affette da una specifica invadenza. Tutto nasce, nell’insegnamento di Gesù, da un palese fallimento esorcistico dei suoi apostoli, nonostante il potere ricevuto da Gesù stesso in merito: “Perché noi non abbiamo potuto scacciarlo?” – gli domandano gli apostoli (Mt 17,19). Gesù risponde, ma in due modi distinti. Il primo con il tono di un rimprovero: “Per la vostra poca fede” ; il secondo, invece, con un tono didattico: “Questa razza di demoni non si scaccia se non con la preghiera e (tra parentesi, per il motivo spiegato sopra), con il digiuno”. Qui ci interessa questo secondo aspetto della risposta di Gesù. Innanzitutto, quando usa il termine “demoni”, non si sta riferendo mai a Satana stesso (che nei Vangeli chiama sempre per nome), ma ai demoni in senso ampio. Ed essi non sono tutti uguali, ci fa intendere Gesù, poiché istituisce una “specie” (Greco: genos) al loro interno, di natura differenziale. Quali e quante siano queste “specie”, non ci interessa e a Gesù non interessa che noi lo sappiamo. Piuttosto, ciò che gli interessa è che “questa” specie (Greco: Touto de to genos), si può vincere “solo” con la preghiera (e il digiuno). Per capire di che specie si tratti, basta leggere il racconto di Matteo 17,14-18. Gesù tuttavia fa intendere agli apostoli – ma anche agli esorcisti e agli uomini di Dio di ogni tempo – che non è solo il potere di un mandato esorcistico in quanto tale a spaventare certi demoni, bensì la costanza e l’umiltà della preghiera. Una preghiera “speciale” come “speciale” è quella “specie” di demoni in oggetto. “Speciale”, questa preghiera, non solo nel linguaggio e nella tipologia, ma più ancora nella continuità, nell’umiltà, nell’abnegazione e nella carità. Se manca quest’ultima – di cui il digiuno è una testimonianza – non c’è esorcismo che tenga. Ciò vale non solo in termini effettivi, ma anche preventivi: pregare in anticipo, e con potenza e continuità, affinché mai nessuna “specie” di demoni possieda un figlio di Dio. E digiunare, o comunque offrire delle penitenze “specifiche” affinché mai accada che le membra di Cristo, cioè noi, siano legate dagli spiriti immondi. Oggi forse si parla di ciò? Non in termini di cultura “demonologica” cattedratica (cosa che non spaventa affatto i demoni, ma che anzi, in certi casi li rafforza per la strana vanità che accomuna docenti e studenti); piuttosto, in termini di preghiera a suo modo “sacrificale”, cioè offerta con viva e continuativa penitenza almeno spirituale. Se questo avvenisse, oggi, nessun posseduto o ossesso esisterebbe mai, poiché dove con fede e penitenza il nome di Cristo viene evocato, il demonio non può nulla, se non disturbare dall’esterno un soggetto, ma senza alcun potere su di lui. L’amore è un dono per l’altro, e in forza di questo dono, il demonio fugge. Ma se c’è finzione, parodia, vanità nella preghiera e nell’esorcismo, tutto è inutile. Amen.

 

Pubblicato da lacasadimiriam

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