“Chi abbandoniamo, davvero, abbandonando te?” – Meditazione serale alla Casa di Miriam dell’8 marzo 2023
Signore Gesù,
oggi in questo mercoledì di quaresima, ti chiediamo uno speciale dono di partecipazione alla coscienza che tu avevi della tua ora che veniva inesorabilmente avvicinandosi. Non l’ora del deserto, la quale avvicinava il tempo della tua manifestazione e della tua predicazione pubblica, ma l’ora esplicita della tua passione, che pur essendo di fatto iniziata con la tua stessa incarnazione, ha tuttavia avuto una progressione storica e un tempo oggettivo di realizzazione, che questa sera vogliamo spiritualmente condividere con te. E questo tempo speciale, quest’ora di passione, incomincia nella sua oggettività quando lasci il Cenacolo – dopo che prima di te lo aveva abbandonato il traditore – e prendi la via getsemanica per abbandonarti nella più intima preghiera con il Padre. Questo tuo abbandono spirituale alla volontà paterna – che la tua preghiera ha fortificato in te con l’aiuto della consolazione angelica – a sua volta è stato accompagnato da un duplice e molto più umano, nel senso di materiale e codardo, genere di abbandono, quello dei tuoi discepoli. Tanto i tre eletti ad una maggior vicinanza al tuo turbamento getsemanico, quanto gli altri apostoli, rimasti più indietro nell’orto, si sono resi esplicitamente attori di un abbandono nei tuoi riguardi, chi dormendo, chi fuggendo, chi dubitando – alla luce della gravità degli eventi del tuo arresto – che fossi in ultima istanza davvero tu il Messia atteso, il Salvatore degli uomini. Questo abbandono lo hai vissuto come cocente dolore nel tuo santo spirito, congiuntamente a quello del tradimento di uno dei tuoi e allo stesso abbandono del Padre, che doveva compiere la sua giustizia mediante te. Gesù, noi ti amiamo immensamente per questo dolorosissimo abbandono al quale volontariamente – nella tua umanità – ti sei sottoposto per redimere la nostra umanità. Quante volte, Gesù, anche noi ti abbandoniamo nell’oggi della nostra vita, e quante volte ciò accade in piena coscienza, con libertà di volontà e perfetta adesione intellettuale. Ma chi abbandoniamo, davvero, abbandonando te? Niente altro che la nostra salvezza dalle insidie di questa esistenza – in un senso primitivo – e dalla morte eterna – in un senso assoluto. Per questo, questa sera vogliamo anzitutto domandarti perdono di ogni nostro volontario abbandono della tua sequela, sia esso accaduto oggi o in qualsiasi momento della nostra vita passata. Ed acquisendo qui, con questa invocazione, la tua compassione rispetto a ciò, ci impegniamo adesso a non abbandonarti più, ma anzi, a vivere intensamente nella meditazione della tua agonia una compensazione di quanto non hai ricevuto – a livello di compassione – da parte apostolica in quei frangenti storici delle ultime ore della tua vita terrena. Così, pur peccatori, osiamo anche noi prendere con te la via di quell’orto getsemanico, tenendoci ben svegli al fine di non cadere anche noi in un rocambolesco “sonno” di ripensamento e di peccato. E nel vedere i tuoi avversari venirti a prendere, noi osiamo ancora sfidare la loro violenza, lasciando che conducano via anche noi insieme a te. Lascia che possiamo anche noi essere processati da chi ti accusa. Con te vicino, ogni accusa contro di noi, da parte di tutte le forze del male che quei sinedristi rappresentano, vengono annullate dalla tua presenza. Ma poiché abbiamo deciso di seguirti sino alla fine del tuo calvario e di condividere con te la tua passione, decidiamo che anche se assolti – poiché tu sei con noi e ogni accusa per questo è stata su di noi annullata – ci fingiamo comunque condannati, e veniamo con te sulla via del dolore. Non possiamo sostituirti nel portare la croce: sei tu, infatti, il Redentore e noi i redenti da te. Tuttavia lascia almeno che possiamo condividere con te quella via, lasciando in essa ogni nostro dolore esistenziale, ogni nostra più invitta paura e tutto ciò che di male abbiamo compiuto nella vita. Lasciaci venire sul Golgota. Non importa che ce lo vietino. La Madre medierà per noi, davanti ai nemici, affinché possiamo anche noi piangere e insieme benedire la tua croce, struggerci di tutti i nostri peccati e insieme beneficiare del tuo sangue che ci cade addosso salvificamente. Tu sei il nostro Dio, e mentre la folla ti deride e ti umilia, noi non temiamo di professare davanti a tutti che tu sei davvero il Figlio di Dio, il nostro Salvatore. Lascia dunque che possiamo anche noi volgere lo sguardo su di te crocifisso. E su quella croce vedere inchiodati per sempre tutti i nostri peccati, e insieme ad essi tutti i demoni che li hanno ispirati e ai quali sciaguratamente abbiamo dato ascolto nel passato. Ora, dunque, lascia che questa tua passione sia anche la nostra, nella consolazione che possiamo dare alla nostra comune madre e, soprattutto, in quella infinitamente più grande che è lei a dare a noi. Noi ti benediciamo, Salvatore del mondo, Signore nostro e Dio nostro, Gesù di Nazaret.
Amen
Edizioni e Libreria Cattolica La Casa di Miriam
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