“Beati i puri di cuore, perché essi vedranno Dio” – quando la società è nemica del Vangelo, definendosi al contempo “cristiana”

“Beati i puri di cuore, perché essi vedranno Dio” – quando la società è nemica del Vangelo, definendosi al contempo “cristiana”

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Questa beatitudine che Gesù ci ha annunciato, contiene da se stessa tre elementi ivi evocati: il primo, appunto, l’essere “beati” (e non secondo le “beatitudini” della terra); il secondo, l’essere “puri di cuore”; il terzo il vedere Dio. Ora, questi tre elementi si susseguono, nella frase di Gesù, in un rapporto di stretto legame ontologico. Coloro che infatti Gesù definisce come “beati” (e sono tali in quanto hanno il beneplacito e la compiacenza divina su se stessi), vengono qualificati come “puri di cuore”, ossia non soggetti ad alcun impedimento immondo li possa trattenere nel loro slancio di affidamento, di adesione e di amore verso Dio, confidando in lui solo, ossequiando il suo volere, non contraendo impurità con le trasgressioni e le capitali iniquità di questo mondo, senza rimpiangere alcunché abbia le cose della terra come fine o come mezzo di autocompiacenza.
Costoro, Gesù li innalza al livello eccelso di quanti vedranno il Dio invisibile: lo vedranno realmente, come Egli è, ma non secondo il modo di intendere sensibile dell’economia visiva. Dio è spirito e così anche il modo di vederlo, molto più intenso, dettagliato ed infinitamente gioioso, avrà una natura a suo modo spirituale. Ciò nonostante, sebbene la visione di Dio (beatifica) è destinata a compiersi nei Cieli, “i puri di cuore” già in questa vita sulla terra sperimentano un’anticipata “visione” di Dio, non nella sua essenza, ma nelle sue opere. E gioiscono in modo tanto umile e nascosto al mondo, quanto intenso e insostituibile rispetto a qualsiasi bene della terra. Le anime “pure di cuore” sono infatti coloro che, anche se spesso invisibili al mondo, lo mantengono fiorito e profumato – nonostante tutta la putredine del suo peccato – agli occhi di Dio. E impediscono anticipati giudizi divini sul mondo con la loro umile e nascosta purezza.
Gesù ama costoro in modo specialissimo, poiché come è scritto nel Siracide, egli rende tanto più amore a quanti lo amano nella purezza del cuore, e nel libro dei Proverbi è detto che Dio ama chi lo ama. Questa reciprocità d’amore – che nei Cieli avrà l’infinità di Dio come sublime esito – in questo mondo è attrazione che conquista, è abnegazione che arricchisce l’anima, è purificazione che fa detestare il peccato, poiché allontana da Dio e dalla sua bellezza senza fine.
In che modo la società sostiene, favorisce e si adopera per la purezza del cuore? Tanto più definendosi, a livello globale, come cristiana, in che modo essa ossequia questa beatitudine evangelica? Se qualcosa o qualcuno viene “socialmente” favorito, sostenuto e diffuso, esso quasi mai si inserisce in un contesto teologico, antropologico e culturale di “purezza del cuore”. Anzi, quest’ultimo viene semmai costantemente umiliato e deriso. Tuttavia Gesù ce lo insegna: alla sapienza viene resa giustizia dalle sue opere. La giustizia è quella della testimonianza data, che ottempera la giustizia di Dio a cui tutti dovremo rispondere. E la sapienza dei “puri di cuore”, ciò che li rende “beati” e perciò meritevoli della visione di Dio, viene testimoniata dalle loro opere in questo mondo, che sebbene il mondo stesso le osteggi, causano e fruttificano i beni del Cielo per moltitudini di coscienze.
Miriamo dunque anche noi, qualunque sia il nostro stato attuale, alla compiacenza piena di Gesù mediante la purezza del cuore. Questa – e non l’impurità della carne – è ciò che davvero ci rende isole liete e verdeggianti nel mondo, che giace sotto la schiavitù divorante del peccato e dell’impurità. E con questo spirito andiamo verso la contemplazione di Dio, che nel suo Figlio non tarderà a donarci la sua ineguagliabile ricompensa. Amen

 

Pubblicato da lacasadimiriam

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