Sulla Torah come “insegnamento onnipotenziale” per gli ebrei: tale dovrebbe essere per noi cristiani il Vangelo:
Secondo i rabbini, nella Torah – qui intesa non solo come “Il Pentateuco”, ma come l’intera loro Bibbia (la cosiddetta Tanak) – è contenuto in potenza ogni sapere ed ogni conoscenza. Su tali basi, essi hanno elaborato un detto molto eloquente, che dice: “Voltala e rivoltala, tutto è in essa”. Letteralmente, sappiamo come Torah significhi “Insegnamento”. Tale insegnamento, tuttavia, secondo i rabbini e i grandi filosofi ebrei, interpella ogni ramo del sapere, anche quello esistenziale, e dunque a ragion di ciò la Torah diviene l’emblema stesso dell’identità ebraica. Questo zelo per la Torah, da parte rabbinica, dovrebbe suscitare una santa invidia in noi cristiani, che a nostra volta possiamo dire – ma ci crediamo, davvero? – che ogni risposta esistenziale è contenuta nel Vangelo. Una curiosità dei rabbini può insegnarci un altro dettaglio: essi chiamano il testo sacro non come “Scrittura” (come noi occidentali siamo abituati a fare), ma come “Lettura” (in ebraico: miqra’), dal momento che essa viene letta a voce alta ed ascoltata con parsimonia intellettuale. Lo stesso, anche noi cristiani – che pure leggiamo nella liturgia il Vangelo a voce alta durante la Messa – potremmo dire del Vangelo, il quale pur essendo certamente “Scrittura” (e Scrittura sacra), tuttavia viene spesso da noi letto pochissimo, ed ascoltato ancor di meno. Amen