“Alzano i fiumi, Signore, alzano i fiumi la loro voce, alzano i fiumi il loro fragore. Ma più potente delle voci di grandi acque, più potente dei flutti del mare, potente nell’alto è il Signore” (Salmo 92,3-4): dalla lettera, alla metafora, allo spirito del testo

“Alzano i fiumi, Signore, alzano i fiumi la loro voce, alzano i fiumi il loro fragore. Ma più potente delle voci di grandi acque, più potente dei flutti del mare, potente nell’alto è il Signore” (Salmo 92,3-4): dalla lettera, alla metafora, allo spirito del testo

Stilling The Storm by Robert T Barrett | Altus Fine Art

Se ci fermiamo alla pura lettera, ovviamente questi due versetti del Salmo 92 (93) non hanno molto da significarci oggi: come possono, infatti, i fiumi “alzare la loro voce”? Né si tratta, tuttavia, di gettarci unicamente in un senso “metaforico”, come se la lettera non avesse nulla da dirci, ma piuttosto cercare un senso – ed un senso cristologico, unendo la lettera e la metafora alla luce di un terzo fondamentale elemento, ossia lo spirito, che è distinto da ambedue. Se letti alla luce dello spirito (lo spirito umano, in ascolto della voce dello Spirito Santo), questi due versetti di questo Salmo ci danno una luce di senso molto più elevata di quella che la lettera da sola, o la sola metafora, possono darci. Lo spirito infatti ci fa guardare a questo Salmo nella sua interezza, senza previ ed umani calcoli, e in questa interezza pone lo sguardo in modo contemplativo piuttosto che non analitico (tipico di chi osserva qualsiasi cosa mediante misure soltanto umane). E questo Salmo, nella sua interezza, è una esaltazione del Cristo, il Signore, nella sua potenza, come da sempre è stato inteso dai Padri. Innanzitutto, “la lettera” del titolo di questo Salmo ci dice che esso è stato riferito alla vigilia del giorno del riposo divino. In questo giorno, il sesto della creazione, Dio creò l’uomo. Così la lettera. La metafora, tuttavia, rimanda all’Uomo nuovo, alla sua comparsa sulla terra, cioè al Cristo. E lo spirito, dopo di questo, ci fa intuire che ciò che dice il primo versetto del Salmo (cioè che “il Signore regna, si ammanta di splendore, il Signore si riveste, si cinge di forza”), è riferito a Cristo, cioè a Dio stesso che viene ad abitare la terra da lui creata. Lo “splendore” e la “forza” sono le due caratteristiche principali con cui “la lettera” del Salmo descrive il Signore Gesù in questa sua venuta sulla terra. La metafora, dal canto suo, rimanda al di là della lettera ed impone una comprensione di potenza di lui; ma lo spirito funge in questo momento da altare per una lode di Colui che assume in sé la bellezza (con la quale ha creato il mondo) e la forza (con la quale lo difende dal nemico), cingendosela addosso, ossia mediante la sua parola. Per questa sua presenza di Uomo-Dio, il Cristo dona una nuova “creazione” al creato e all’Uomo in specie, che nel sesto giorno ha avuto la sua creazione primordiale da Dio: il mondo – dice infatti il Salmo – non sarà mai scosso. Così la lettera. La metafora allude ad un “equilibrio permanente”. Lo spirito invece ci fa intuire il dominio di Cristo su tutte le cose, anche su quelle a lui ribelli, in modo tale da non generare alcuna “scossa” nelle anime che lo amano. Ed ecco che, prima di arrivare al versetto che ci interessa, la lettera del Salmo aggiunge una constatazione: “Saldo è il tuo trono fin dal principio, da sempre tu sei”. La metafora tuttavia echeggia il trono “attuale” del Cristo, cioè la Croce con la quale vince il mondo e il peccato, con il Maligno che lo ha introdotto nel mondo. Lo spirito tuttavia ci fa intuire come Cristo sia colui che è da sempre, colui il cui trono divino è nei Cieli, ma che mediante la sua venuta sulla terra, per la sua umanità dona all’anima di ogni uomo creato la regalità vittoriosa sul male, dimorando in quell’anima come dimora nel suo trono celeste.

Di qui l’osservazione del Salmista, che al contempo è una irrisione del Nemico che in Cristo viene umiliato: “Alzano i fiumi la loro voce, ecc.”. La lettera ci dice “i fiumi” come ad intendere le correnti d’acqua. La metafora ci rimanda all’immagine delle acque stesse come nemiche che, con i loro flutti, avversano ribelli la salvezza degli uomini. Lo spirito tuttavia ci innalza a comprendere come il Cristo sia più potente di ogni avversa potenza del male, poiché Egli è da sempre, e da sempre Voce del Padre, dinanzi a cui nulla possono “le voci di grandi acque”, anche quando esse “alzano il loro fragore”, cioè si ostinano e si impegnano nel combattere la potenza di Colui che è da sempre.

Proprio perché Parola eterna del Padre, allora “degni di fede sono i tuoi insegnamenti”, dice la lettera. La metafora rimanda alla dottrina. Lo spirito intuisce invece come, fedeli all’insegnamento di Cristo, uniti alla sua santità, che “si addice alla sua casa” – che qui si può intendere come la nostra anima nella quale lo accogliamo e lo facciamo dimorare – anche noi possiamo “per la durata dei giorni” beneficiare della bellezza e della fortezza con le quali il Signore si è cinto, cioè ha operato in questo mondo, venendo in mezzo a noi, e mettere a tacere, per il potere della sua parola, la voce fragorosa ed insolente dei “fiumi” diabolici della malizia e del peccato. Amen

 

Edizioni e Libreria Cattolica La Casa di Miriam

Piazza del Monastero 3 – 10146 – Torino

 

Pubblicato da lacasadimiriam

La Casa di Miriam è un centro editoriale cattolico ed un cenacolo di preghiera operativo 24h