“Poi discese a Cafarnao, una città della Galilea” [Lc 4,31]

“Poi discese a Cafarnao, una città della Galilea” [Lc 4,31]

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Questo versetto, da solo, lascia intendere come i destinatari immediati del Vangelo di Luca (o il cosiddetto “lettore implicito”) non avessero confidenza con il mondo ebraico e con la terra di Israele. Forse che un ebreo di quel tempo, infatti, non sapesse che Cafarnao fosse una città della Galilea? Tra l’altro essa era anche una delle più note e delle più significative della Galilea. Luca indica quindi ad un lettore, che egli sa non avere dimestichezza con la geografia di Israele, che quella città, tanto influente nella vita di Gesù, era della Galilea.
Questa non conoscenza del lettore implicito rispetto al mondo e alle consuetudini ebraiche, che però è nella coscienza dell’autore, spiega da sola le ragioni di alcune formali e palesi differenze testuali fra il Vangelo di Luca e, in modo speciale, quello di Matteo, soprattutto per quanto attiene alla redazione delle beatitudini, a quella del Padre nostro o della stessa infanzia di Gesù. Matteo, infatti, all’opposto di Luca, ha un lettore implicito totalmente immerso nella cultura ebraica, tanto che Matteo non risparmia mai, ma anzi moltiplica, le citazioni dell’Antico Testamento per avallare, dinanzi al suo lettore, la validità della sua narrazione.
Sono piccoli dettagli, questi evidenziati, fra i molteplici che si possono evidenziare in ambito esegetico e narratologico nella lettura dei Vangeli. Essi sono tuttavia sufficienti a farci intende re come alcune apparenti contraddizioni formali dei racconti evangelici possiedano in realtà delle ragioni di sussistenza che solo una rilettura continua dei Vangeli stessi porta alla luce. Amen

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