Sui diavoli “muti” e la liberazione nello Spirito Santo

Sui diavoli “muti” e la liberazione nello Spirito Santo
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Pur essendo completamente falso in tutto ciò che dice, Satana sa apparire verosimile. Non veritiero, ma verosimile. Ed è appunto questa “verosimiglianza”, infusa invisibilmente nei nostri pensieri, che spesso fa scattare quel perverso ragionamento con lui cui siamo indotti a cadere, convinti che in realtà stiamo sfogliando pagine della nostra vita, emozioni, immaginazioni, ecc. in una maniera oggettiva e reale. No. In realtà stiamo inconsapevolmente parlando con lui, tanto più quando questo “dialogo” diventa vertiginoso, assordante, fastidioso, sino a produrre ansia e smarrimento, come una voglia di uscire da noi stessi e di fuggire altrove.
Lui continua, perché individua in questo genere di operazione “locutoria” la nostra debolezza: e noi erroneamente cadiamo nella sua proposta “dialogica”, continuando a rispondere, a ragionare, a cercare delle spiegazioni in noi stessi. E la nostra mente e la nostra pace interiore ne risentono, perché intasate da questo groviglio di pensieri confusi e spesse volte “a ritroso”, cioè focalizzati sul nostro passato. Può succedere così di cercare delle fughe apparenti, che a sua volta è lui stesso a suggerirci, le quali sembrano a livello immediato “consolare” quello stato di agitazione, talvolta estremo, che avvertiamo in noi stessi, e che proprio per questo, alla lunga, finiscono per divenire vere e proprie “dipendenze”, in assenza delle quali, cioè, ci sentiamo perduti, fino ad un orientamento estremo verso il termine vita. Ma una volta perlustrate queste vie di fuga, la cui natura dipende da ciò che il diavolo stesso insinua, in termini di accusa, dentro di noi, ritorniamo nuovamente nel medesimo nodo interiore, poiché lui ricomincia, fiero del risultato ottenuto, con la sua perversa attività locutoria: il nostro disorientamento, la nostra involontaria ma reale sottomissione a lui e, purtroppo molto spesso, il peccato, sono gli esiti della nostra sofferenza interiore dei quali maggiormente il diavolo si compiace e che a maggior ragione gli danno nutrimento rispetto al proprio agire su di noi.
In tal senso, queste situazioni “vetta” (che esteriormente nessuno vede e che è difficilissimo spiegare a qualcuno nella loro oggettività senza essere fraintesi), rimangono invisibili all’occhio terapeutico, persino alla preghiera esorcistica (se effettuata con inesperienza). Paradossalmente, infatti, pur parlando continuamente in noi (ad es. evocando un fatto passato che ci disturba, un atto compiuto, una situazione dolorosa o confusa della nostra storia, ecc.), si tratta di un “diavolo muto”: l’esorcista (o un sacerdote o un laico particolarmente carismatico) lo chiama, gli dice di uscire, ma lui tace, non risponde: “sta bene” in quel soggetto, poiché in ragione del suo carattere, delle sue attitudini personali, di alcune sue debolezze emotive o di altro ancora, quel diavolo trova terreno fertile per la sua attività di disturbo, in quanto quel soggetto stesso, vuoi o non vuoi, continua ad interloquire con lui ed a farsi “comandare”, nel senso di generare una risposta, dalle sue continue e assordanti interpellanze.
Può succedere così che un soggetto, che alla luce di questa azione invisibile del diavolo risulta di fatto “ossesso” (poiché continua a crogiolarsi sui medesimi pensieri o sulle stesse insinuazioni che il diavolo gli comunica), dinanzi ad un esorcista o ad un terapeuta spirituale si senta rispondere che il suo problema non è affatto demoniaco, e che il demonio sia una stessa costruzione mentale sua propria, intelaiata appunto nella sua ossessività attuale rispetto al reale. E se ciò nonostante un esorcista decidesse di operare in lui un esorcismo, o un carismatico di effettuare in lui una preghiera speciale di liberazione, quasi certamente, al “primo tentativo”, quel diavolo resta appunto “muto”, non dà segno alcuno della sua esistenza e della sua azione in quel soggetto (che esternamente, per questo, agli occhi dell’esorcista o di chi per esso pare assolutamente “normale”, nel senso che non palesa alcuna escandescenza comportamentale).
Questo è l’ultimo stadio dell’azione del demonio su quel soggetto: non solo circuirlo spiritualmente alla sua azione, generando appunto una perpetua ed ossessiva attività di “razionalizzazione” con lui; non solo, ancora, l’impossibilità di quel soggetto di “liberarsi” (autonomamente) da questo legame con lui (la cui origine può essere ricercata talvolta nella notte dei tempi della sua storia personale); ma anche, per l’appunto, questo “verdetto” inesatto di colui al quale si affida per la liberazione, l’esorcista o chi per esso: “non è il demonio”, “ti sei messo in testa che sia lui”, “non ci sono elementi per stabilire la sua azione in te”.
Il rischio del soggetto è quello di convincersi di questo ed abbandonare la terapia spirituale. Tenendo ferma l’importanza fondamentale ed imprescindibile dell’Eucaristia, della Confessione, della vita nella grazia per qualsiasi ordine di liberazione, il soggetto può comunque demotivarsi, venir meno nella speranza e continuare, vuoi o non vuoi, il proprio “discorso” interiore con il demonio (con gli effetti comportamentali che esso produce ed i condizionamenti che esso arreca), finendo di fatto per “accontentarsi”, quale soluzione temporanea, del “beneficio apparente” di quelle vie di fuga prospettate per lui dal diavolo e nella maggior parte dei casi attinenti la propria continenza, le proprie relazioni sociali ed in generale il proprio autodominio.
La “solitudine terapeutica” è tuttavia una realtà che sì, di fatto può compaginarsi nell’esperienza di quel soggetto, ma non è evangelicamente reale: esiste sempre e in qualunque contesto la forza dello Spirito Santo quale vettore di liberazione. L’abbassamento più profondo del soggetto rispetto alle proprie potenzialità, lo smarrimento rispetto alla propria bellezza creaturale alla luce dell’afflizione generata in lui dal diavolo quale movente di tante azioni non realmente volute e poco nobili di per sé, vengono comunque sempre ed invisibilmente evasi dalla forza dirompente ed impareggiabile dello Spirito di Verità, lo Spirito che conosce l’intimità divina e per questo tanto più la propria economia soggettiva di creatura sofferente e sola nel mondo.
Lo Spirito Santo davvero genera alla vita, rinnova i cuori, purifica il passato e libera dal male. E per invocare lo Spirito, per confidarsi con lui, dinanzi al quale non solo il singolo diavolo in azione, ma tutto il mondo demoniaco trema e fugge terrorizzato, ebbene, non occorre un luogo privilegiato o per forza una persona di riferimento quale guida o tutore: esiste il tu per tu salvifico della relazione viva con lui, nell’umiltà e nell’abbassamento personale dinanzi alla grandezza di Dio che, nel Figlio, ce lo dona.
Si invochi allora sempre, sempre, sempre, lo Spirito Santo proprio con il titolo di Spirito di Verità. Siano distrutte tutte le forze sataniche, false e bugiarde, che cercano di corrompere, defraudandola della propria pace interiore, la creatura immagine di Dio che Cristo ha redento con il suo sangue. Si invochi lo Spirito Santo in ogni contesto, tanto più dinanzi alle voci false attraverso le quali il diavolo (“muto” estrinsecamente, ma interiormente continuamente parlante) continua ad offendere la propria autostima e ad infondere proposte di fuga nel peccato.
Lo Spirito di Verità agisce sempre, anche al di là della nostra consapevolezza umana. E per questo, nonostante tanta sofferenza arrecata, il diavolo non è mai vincitore in senso assoluto, ma anzi, accresce ogni volta la propria condanna per il danno arrecato ad un figlio di Dio, che è vivo ed onnipotente.
Amen.
Francesco G. Silletta
Edizioni Cattoliche La Casa di Miriam 24h
Piazza del Monastero, 3 – Torino

Pubblicato da lacasadimiriam

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