Nella prova dobbiamo sempre pensare cristianamente due cose: la subiamo con Cristo ed è una prova che, per quanto dolorosa e forte possa essere, è necessariamente passeggera. Il fatto di avere Cristo che patisce con noi (sempre che lo si invochi e lo si accetti), impone a quella prova di lasciare prima o dopo colui che soffre, destinandolo, una volta liberato da essa, a una condizione molto migliore – infinitamente più bella – di quella sperimentata prima che la prova incombesse. Al punto che quello stesso soggetto, prima così provato, ora ringrazia Cristo non solo per essere stato con lui “durante” la prova – breve o lunga che sia stata (e alle volte può durare tutta una vita!) – ma per il fatto stesso di averla ricevuta, di essere stato così intensamente provato.
Non è un caso che molti santi addirittura “rimpiangessero” il soffrire (qualunque esso sia stato nella loro vita), proprio per l’indicibile mistero di grazia che si avverte tanto nel patire-con-Cristo che nell’esito liberante della sua vicinanza.
Ciò che di male e di terribile vediamo quotidianamente attorno a noi (e non occorre andare chissà dove per rendersene conto), sappiamo allora con Cristo che è un attacco, una “prova” alla nostra pace cristiana, alla nostra fede e alla nostra sensibilità cristiane, ma vi è Cristo stesso intrinseco a questa prova, il nostro amore per lui che lo attrae in nostro favore e ci dà la vittoria, qualunque natura quella prova possieda: sia essa una prova spirituale (ad esempio una tentazione, una ossessione, un dolore interiore eccetera), sia essa una prova corporale (una malattia, un incidente, o qualsiasi altra esperienza) o ancora morale (un’offesa ricevuta, una calunnia, una minaccia, eccetera). Cristo è in noi prima, durante e dopo la prova, e lo è sempre come Redentore, vero Dio provato nella sua umanità prima di noi e molto più di noi.
A tal punto possiamo fondere la nostra esperienza di dolore a quella di Cristo da divenire talmente partecipi che quasi ringraziamo Dio, in Cristo, per quella prova, per tutto ciò che attraverso di essa ci ha insegnato, rivelato e concretamente donato: la grazia di Cristo, che non passerà mai più e non permetterà mai più che siamo ancorar provati, nel giorno e nell’ora che Cristo stesso lo vorrà, assorbendo il tempo storico nella sua infinita eternità d’amore e di gloria.
Chi, a quel punto, oserà ancora provare colui che è nelle mani di Cristo? Chi oserà presentarsi a lui con aria di sfida, come per provare i suoi eletti? Siamo di Cristo. Sempre. Vittoriosi sul male, sul peccato e sul mondo, assorbito e reso schiavo dal peccato.
Per questo nella prova scopriamo di poter trascendere il mondo e di essere già – in qualche modo – resi santi in Cristo per la partecipazione al suo mistero infinito d’amore. Amen
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