La preghiera come tratto distintivo del cristiano
Senza la preghiera il Cristianesimo è solo un’ideologia pacifista, un trattato sull’amore, un manifesto sociale. La preghiera però ha le proprie esigenze strutturali, perché a sua volta rischia di divenire astratto formalismo, rituale vuoto di contenuto, assenza di vera partecipazione.
Una componente sacrificale è sempre intrinseca alla preghiera cattolica: in qualche modo, fosse pure invisibile ed irriconoscibile all’esterno (alle volte al punto da apparire addirittura persone che non pregano mai, secondo un frettoloso pregiudizio della gente), il cattolico ha sempre impresse le piaghe di Cristo in se stesso, perché la preghiera è per lui azione viva, dialogo intenso e profondo con Dio, a volte struggente nei toni e nei modi, lacerante, faticoso. Perché se è vero che Dio ci ascolta sempre, in Gesù Cristo, è anche vero che occorre prendere sul serio questa sua presenza “in ascolto”, l’alterità della relazione verso cui tendiamo. E se il polo altro da noi è Dio stesso, non possiamo ritenere che parlare con lui sia una chiacchierata senza impegno, un vociare tanto per chiedergli delle cose o per dargli l’impressione che ci ricordiamo di lui. Rivolgersi a Dio nella preghiera cristiana è sempre abnegazione di sé, annullamento delle proprie umane ambizioni, svuotamento dei propri umani presupposti. Qui davvero diventiamo bambini, lasciando tutto nelle sue mani, senza riconoscerci proprietari di alcunché riguardi i nostri personali talenti o le cose per le quali crediamo di valere.
Amen
Edizioni Cattoliche e Cenacolo La Casa di Miriam 24h
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