Un complesso versetto della lettera ai Galati che ha una incredibile assonanza teologica con un passo di Maria Valtorta. (Gal 4,9)

POPE BENEDICT XVI ON THE 2ND SUNDAY OF LENT YEAR C - Catholics Striving For  Holiness

Un complesso versetto della lettera ai Galati che ha una incredibile assonanza teologica con un passo di Maria Valtorta. Dice san Paolo (Gal 4,9) ***:
 
“Ma ora che avete conosciuto Dio, o piuttosto che siete stati conosciuti da Dio, come mai vi rivolgete di nuovo ai deboli e poveri elementi, di cui volete rendervi schiavi di nuovo?”
Ciò che stupisce non è il fine della sua esortazione, ma la costruzione del suo discorso, quando – come correggendo se stesso – dice: “Ora che avete conosciuto Dio, o piuttosto che siete stati conosciuti da Dio”. Paolo evidenzia l’essere conosciuto, piuttosto che non il conoscere Dio. Da ciò, nel suo discorso, deriva l’impossibilità del soggetto “conosciuto da Dio” di volgersi ancora ad altri dei. Ma perché questo passaggio dall’attività di conoscenza (Ora che avete conosciuto Dio) alla passività (Ora che siete stati conosciuti da Dio)? L’accento viene posto sulla divina iniziativa di conoscenza. Da essa l’uomo conosce Dio. Si tratta di una dinamica discendente, che non dipende da alcuna umana ascesa. Ma “essere conosciuti da Dio”, significa a livello soggettivo essere avvolti dal suo amore. L’amore conosce. L’amore di Dio avvolge l’amato nella sua conoscenza. Lo integra alla conoscenza di se stesso. Da questo amore avvolgente, l’uomo inizia e procede nella sua conoscenza di Dio, che lo induce all’inevitabile abbandono di ogni altro precedente investimento spirituale. Se tale è il movimento di conoscenza di Dio per l’uomo, ossia veniente da Dio stesso (conoscenza come essere conosciuti dal Dio-Amore), ciò significa che anche in quanto all’amore stesso, l’uomo incomincia ad amare Dio quando è amato da lui, e tanto di più amerà Dio, quanto più Dio stesso lo amerà.
Ora, in un passo dell’opera della Valtorta (L’evangelo come mi è stato rivelato), Gesù sta discutendo con i discepoli su che cosa sia giusto domandare a Dio. Giovanni Apostolo interviene, dicendo: “Che Dio mi ami sempre di più”. Un altro Apostolo, tuttavia, lo corregge, dicendo: “Semmai devi chiedere che tu ami sempre di più Dio”. Tuttavia, Gesù stesso interviene in difesa di Giovanni, dicendo che è giusto ciò che egli domanda e che egli ha capito davvero cosa sia l’amore di Dio (del resto, nessuno come Giovanni avrà questo come tema fondamentale dei suoi scritti). Infatti, quanto più si domanda a Dio che ci ami, tanto di più si partecipa in modo attivo di questo amore. Da Dio dobbiamo supplicare, più che non dalla nostra capacità di amare, l’amore stesso. Quanto più si estenderà su di noi l’amore di Dio, tanto più ne avremo partecipazione e, partecipandone copiosamente, avremo la possibilità sempre più intensa di corrispondergli degnamente.
Così è della conoscenza, evocata da Paolo: più che dire “ora che avete conosciuto Dio”, egli dice “ora che Dio vi ha conosciuti”. La fonte divina viene salvaguardata nella sua infinita espansione, sull’uomo, di conoscenza e di amore. Amen
 
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