“Non si prega per ricevere qualcosa, ma per amare qualcuno” – Meditazione serale alla Casa di Miriam del 16 settembre 2023:
Non bisogna mai dire: “Ho pregato tanto, non ho ottenuto ciò che volevo, non prego più”. Questo è il fine di Satana, che cioè abbandoniamo la sola via santa, quella della preghiera, che ci libera da lui unendoci a Dio. Se uno prega con fede sincera, infatti, innanzitutto non conta con l’orologio quanto tempo sia stato in preghiera: non sono i mezzi di misurazione materiali a poter misurare le cose spirituali. In tal senso, la preghiera si svincola dall’idea di un compito da dover svolgere “secondo una data quantificazione” e diviene un flusso continuo di comunicazione dello spirito con Dio. In secondo luogo, proprio a motivo di questo suo incessante fluire, distaccato dalla misura spazio-temporale umana, la preghiera si distanzia dall’intendere Dio, cioè l’infinitamente altro da sé, dall’immediatezza di un esito prestabilito. Non si prega, infatti, per ricevere qualcosa, ma per amare qualcuno. E se è infinito Colui che si ama, non lo si può voler rinchiudere nella prigione egoistica di una grazia da donarci “necessariamente”: la preghiera non può vincolare Dio entro alcuna necessità contingente. Dio stesso conosce ogni cosa, non al modo umano, tuttavia: egli supera il limite della nostra conoscenza, incapace ad esempio di vedere una vittoria dietro un apparente insuccesso, un premio dietro un grande dolore o un disegno di salvezza dietro un groviglio di situazioni annodate. L’ultima parola non è mai quella dell’uomo, né quella degli eventi umani, ma di Dio soltanto. Non possiamo mai, in tal senso, istituire un giudizio contro l’agire divino, poiché esso sempre ha un senso di verità e il volerlo confutare getta unicamente contro di noi le sue conseguenze. Se conoscessimo il futuro, come Dio lo conosce, ci guarderemmo bene dal criticare qualunque suo agito, fosse anche quello apparentemente più misterioso o doloroso, come un danno a un innocente, o cose di questo tipo. Gesù ci ha insegnato come si prega e lui per primo ci ha dato l’esempio, pregando fin sulla croce, nell’agonia estrema del suo dolore. A nessuno di noi, sebbene esiga l’imitazione, chiede tanto, poiché lui è sempre in ascolto di noi e non ci lascia mai senza di lui, a meno che non siamo noi stessi a non volerlo con noi. E dunque preghiamo con tanta più fiducia anche quando le cose non vanno come noi vorremmo, poiché è la preghiera stessa – non l’esito visibile ed umano delle cose – ciò che ci trascende, che ci unisce all’invisibile Onnipotente e ci garantisce che egli tutto ascolta di ciò che gli diciamo e a suo tempo ci manifesterà quanto sia stato utile per noi saper resistere – anche nella fatica – alla tentazione di abbandonare la preghiera, cedendo alle cattive suggestioni del Nemico. Amen.