Umiltà e liberazione

Umiltà e liberazione

La prima liberazione che dobbiamo domandare a Gesù per noi stessi e per il mondo è quella dal peccato. Non esiste schiavitù peggiore, più mortificante, infatti, di quella dal peccato, e dal peccato nelle sue varie “circolazioni”, ossia:
– peccato in atto
– nostalgia del peccato
– desiderio del peccato
– assuefazione dal peccato
– permanenza nel peccato
Qualunque altra forma di senso di oppressione, di dipendenza, di schiavitù ha nel peccato, ossia nella separazione da Dio, dalla sua legge, dal suo consiglio, la propria fondamentale origine. Tanto più permane il peccato in noi, tanto più stringente è la legatura di ogni altro aspetto malefico, spirituale o corporale, nella nostra esistenza.
Da qui sorge il bisogno fondamentale di essere umili, di farsi veramente piccoli davanti a Dio. Osserviamo come modello il comportamento della Maddalena. Se è vero che è stata liberata da Gesù, è pur vero che questa donna si è messa nella condizione per essere liberata e lo ha fatto attraverso un percorso di profonda umiltà, che in alcuni casi può esprimersi anche attraverso una volontaria umiliazione davanti a Gesù. Non si tratta, è vero, di un istantaneo fenomeno che da un momento all’altro ha cambiato le sorti di un’esistenza, ma di un percorso che la Maddalena, tuttavia, non ha rinunciato ad intraprendere e rispetto al quale il Maestro stesso ha accondisceso i tempi ed i modi di attuazione. Fino a renderle ciò che in ella ha ritenuto ormai propizio e fruttuoso: la liberazione dal male ed il ritrovamento della pecorella smarrita.
Anche noi dobbiamo comportarci allo stesso modo: perché implorare la liberazione, senza una disposizione ferma e forte rispetto alla rinuncia al peccato, alle seduzioni del mondo e ad una vita di piaceri e soddisfazioni terrene, implica porre una promessa “bugiarda” (si legga la prima lettera di Giovanni a tal proposito) rispetto a Colui che può concederci la liberazione dal nostro male, poiché nel fondo del nostro cuore preferiamo rimanere soggetti ad esso piuttosto che alle condizioni della grazia.
Nessuno allora si aspetti dei miracoli di guarigione “al di fuori” di questa stessa intrinseca necessità della grazia, perché anche se per un momento, come d’improvviso, venisse a sentirsi rigenerato nel corpo o nello spirito, si tratterebbe di una temporanea “fuga” del maligno, pronto però a ritornare peggiore di prima, come scritto nel Vangelo.
L’umiltà libera, la superbia lega.

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