Sulla necessità di pregare sempre

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Gesù dice di pregare continuamente. Lo dice in modi distinti, diretti e indiretti, nel corso della sua predicazione. E soprattutto dà l’esempio pratico di come si debba pregare sempre. Allo stesso modo, anche gli scrittori neotestamentari, come ad esempio san Paolo, ripetono lo stesso concetto: “Pregate senza stancarvi”. Non è tuttavia univoca la ragione della necessità di questa continuità, pur essendo evidentemente uno solo Colui al quale la nostra preghiera, in ultima istanza, è diretta, ossia Dio. La preghiera – in alcuni padri della Chiesa come ad esempio san Giovanni Crisostomo o san Giovanni Damasceno – dovrebbe coincidere, per continuità e tempistica, con le stesse pulsazioni del nostro cuore o con i respiri che facciamo. Essere cioè una cosa sola con la nostra stessa fisiologia e organicità, dunque non solo una realtà spirituale, ma perfettamente adeguata all’esigenza del corpo stesso. In tal senso, una delle ragioni della necessaria “continuità” (uno potrebbe obiettare: perché bisogna pregare “sempre”?) può essere colta in termini “negativi”, ossia considerando la continuità di azione di colui che è il nostro avversario nella vita cristiana. Mai, infatti, egli interrompe la sua azione: “continuamente” tenta di assaltare la nostra pace, la nostra fede e la retta direzione della nostra sequela cristiana. Pregando “sempre” (ovviamente con una metodologia adeguata), il nemico trova “sempre” dinanzi a sé lo scudo divino a nostra difesa, derivante dalla nostra preghiera. Mai può trovarci impreparati, disattenti, distratti ed approfittarne per farci del male o per farci cadere. Gesù ad esempio lo rivela a Pietro prima della sua passione: il nemico è in atto, nella sua ricerca delle vostre anime, come uno che vi vaglia come il grano (cfr. Lc 22,31). La preghiera continua “conferma” ed alimenta quanto già in precedenza è stato di buono e di santo, per mezzo di essa, depositato nella nostra anima. Se dunque continua è l’azione dell’avversario, continua deve essere anche la nostra preghiera, perché mai dica “l’ho vinto”, come afferma il Salmo 12. Non bisogna affatto pensare, tuttavia, né che pregare “sempre” sia impossibile, né tantomeno che sia noioso o inutile. Esistono metodologie di preghiera molto distinte e che alcuni grandi padri (soprattutto i padri del deserto), ci hanno insegnato e trasmesso, sì da rendere in fin dei conti connaturale e profondamente desiderato questo continuo pregare, con il cuore, con la mente, con le labbra, con i gesti e con le stesse opere che svolgiamo lungo il giorno. Amen


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Pubblicato da lacasadimiriam

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