“Nulla è impossibile a Dio” (Lc 1,37) – Oggi come domani”οὐκ ἀδυνατήσει παρὰ τοῦ θεοῦ πᾶν ῥῆμα”

Jesus Saving Peter Greeting Card by Shreeharsha Kulkarni

“Nulla è impossibile a Dio” (Lc 1,37) – Oggi come domani
“οὐκ ἀδυνατήσει παρὰ τοῦ θεοῦ πᾶν ῥῆμα”

In teoria, questo concetto espresso dall’angelo Gabriele a Maria (Lc 1,37) – e poi ribadito in un’altra forma da Gesù stesso ai suoi discepoli («Ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio») (Lc 18,27) – andrebbe letto al futuro, stando alla pura lettera, essendo al futuro il verbo greco “ἀδυνατήσει” (cioè essere impossibile). Quindi si dovrebbe dire, formalmente: “Non sarà impossibile alcuna cosa a Dio” – “Nulla”, infatti, deriva dalla negazione di “qualsiasi cosa” (πᾶν ῥῆμα).
Stiamo parlando, tuttavia, di un attributo divino, non umano, che è quello dell’onnipotenza. E questa onnipotenza è identica oggi come domani: ciò che dunque “non sarà impossibile a Dio” nel futuro, non lo è nemmeno nel presente.
Cosa significa, tuttavia, per noi, che “nulla è impossibile a Dio?”. Forse che avremo tutto ciò che vogliamo, se glielo chiediamo? O forse che non soffriremo, o che non moriremo mai secondo la carne? O altre infinite e possibili cose di questo tipo?
Evidentemente, no. L’onnipotenza di Dio è relazionata alla sua giustizia, e la sua giustizia alla sua perfetta volontà. Nulla, di ciò che è giusto, poiché Dio lo vuole, è impossibile a lui. Ciò deve aprire il nostro cuore a una speranza intensa, poiché in tale definizione è incluso come “possibile” il peccato umanamente “impossibile” di perdono; la guarigione spirituale (e se la volontà di Dio lo esige, anche corporale) da ciò che umanamente non è guaribile. Questa definizione dell’onnipotenza di Dio, in pratica, ci svela più che il “potere tutto” di Dio, la nostra oggettiva finitezza, che proprio nella sua oggettivazione umile da parte nostra, viene resa partecipe dell’onnipotenza di Dio. In tal senso, anche una donna anziana e sterile come Elisabetta, può trovare la sua gravidanza; un uomo dubbioso e saccente come Zaccaria, l’umiltà e la vera fede in Dio; ma anche il ricco citato da Gesù, se connesso nella fede con la divina onnipotenza, può trovare la via di liberazione dal peso materialistico delle sue ricchezze; e il pubblicano divenire santo, e il giudice disonesto divenire datore di giustizia per gli indifesi, e via dicendo in infiniti modi. Tutto può Dio, poiché tutto conosce. E ogni sua conoscenza si depone nell’amore, nel senso che ogni suo agito in noi è finalizzato al bene e alla santificazione, anche quando umanamente appare come doloroso o contraddittorio alla bontà. Nulla, infatti, è impossibile a Dio, nemmeno che il peggiore dei mali divenga strumento per la diffusione di un bene più grande. Amen

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