P. Pio e la carne che vorrebbe staccarsi dalla croce – Da una sua lettera

P. Pio e la carne che vorrebbe staccarsi dalla croce – Da una sua lettera
 
“[…] Buio e spine sempre, padre mio; qualche raggio di luce, qualche stilla di conforto per le vostre lettere e poi… più fitte tenebre, spine ancora più amare. Una burrasca continua mi travolge, e se vi è qualche sosta passeggera e momentanea, che in sostanza non si prolunga quasi mai quanto può impiegarsi nella recita di una Ave Maria, mi volgo intorno temendo e tremando con una
domanda: che cosa mi avverrà di nuovo?
Gesù così vuole e così sia; ma il fiat, nonostante la prontezza e la sottomissione della parte superiore della volontà, che è sempre unita alla volontà di Dio, mi riesce assai difficile a proferirlo ed occorre farmi dei grandi sforzi per non vacillare.
Alle volte mi assale il dubbio se realmente la volontà vi partecipa nel pronunziare il fiat della rassegnazione, ed allora il tormento e lo strazio che sento in fondo all’anima è indescrivibile. Temo di spavento ed il dolore è tale, che non saprei se l’anima ne possa sentire di più di fronte alla morte.
Io non valgo ad intenderlo, solo so con certezza che sento una sete cocentissima di voler soffrire assai e sento un bisogno continuo di sempre dire al Signore: “Aut pati aut mori”, anzi “semper pati et nunquam mori”.
Ma ahimè, padre mio, che tale ardore di soffrire mi fa temere che non viene da Dio, perché, messo alla prova, nonostante che permane sempre il poc’anzi desiderio espressovi, la natura quasi si ribella e rifugge il patire. Essa si oppone in me ai dettami della ragione, alle ispirazioni della grazia. Di qui ha principio il martirio che mi lacera l’anima; sentomi in un medesimo tempo unito a Dio per mezzo dello spirito, per mezzo della volontà, e nello stesso tempo la carne, la natura che, scontenta sempre, vorrebbe staccarsi dalla croce, dalle divine disposizioni.
Quindi sento in me che lo spirito è in una lotta intestina continua, ostinata colla carne, e che vicendevolmente si fanno una guerra. Come spiegarlo tutto questo? Non vi è forse qui un inganno grandissimo del nemico? Il tutto in me non si riduce ad un puro fuoco di paglia? Ditemelo francamente, la cosa non sta proprio così? Non è fondato forse il mio timore, il mio atrocissimo dubbio? […]”
(PADRE PIO A PADRE AGOSTINO, Lettera del 15 agosto 1915)
 
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