Dal documento “La Vergine Maria nella formazione intellettuale e spirituale”

Our Lady of Katunayake's Shrine - The Sacred Shrine, receiving Blessed Virgin  Mother Mary's constant live attention - The Apostolic Tribune

Dal documento “La Vergine Maria nella formazione intellettuale e spirituale”, della Cong. Per l’Educazione Cattolica, del 1988 ***

  1. La storia del dogma e della teologia attestano la fede e l’incessante attenzione della Chiesa verso la Vergine Maria e la sua missione nella storia della salvezza. Tale attenzione è già manifesta in alcuni scritti neotestamentari e in non poche pagine degli Autori dell’età subapostolica.

I primi simboli della fede e, successivamente, le formule dogmatiche dei Concili di Costantinopoli (a.381), di Efeso (a.431) e di Calcedonia (a.451) testimoniano il progressivo approfondimento del mistero del Cristo, vero Dio e vero uomo, e parallelamente la progressiva scoperta del ruolo di Maria nel mistero dell’Incarnazione: una scoperta che condusse alla definizione dogmatica della divina e verginale maternità di Maria.

L’attenzione della Chiesa verso Maria di Nazaret è proseguita in tutti i secoli, con molti pronunciamenti. Si richiamano solo quelli più recenti, senza con questo sottovalutare la fioritura che la riflessione mariologica ha conosciuto in altre epoche storiche.

  1. Per il loro valore dottrinale non è possibile non ricordare la Bolla dogmatica Ineffabilis Deus (8 dicembre 1854) di Pio IX, la Costituzione apostolica Munificentissimus Deus (1° novembre 1950) di Pio XII e la Costituzione dogmatica Lumen gentium (21 novembre 1964), il cui capitolo VIII costituisce la più ampia e autorevole sintesi della dottrina cattolica sulla Madre del Signore che sia mai stata compiuta da un concilio ecumenico. Sono pure da ricordare, per il loro significato teologico e pastorale, altri documenti quali la Professio fidei (30 giugno 1968) e le Esortazioni apostoliche Signum magnum (13 maggio 1967) e Marialis cultus (2 febbraio 1974) di Paolo VI, nonché l’Enciclica Redemptoris Mater (25 marzo 1987) di Giovanni Paolo II.
  2. E’ doveroso inoltre ricordare l’azione svolta da alcuni ‘movimenti’ che, avendo suscitato in vario modo e da diversi punti di vista un vasto interesse verso la figura della beata Vergine, hanno avuto un influsso considerevole nella stesura della Costituzione Lumen gentium: il movimento biblico, che ha sottolineato l’importanza primaria della Sacra Scrittura per una presentazione del ruolo della Madre del Signore, veramente consona alla Parola rivelata; il movimento patristico, che ponendo la mariologia a contatto con il pensiero dei Padri della Chiesa, le ha consentito di approfondire le sue radici nella Tradizione; il movimento ecclesiologico, che ha contribuito largamente alla riconsiderazione e all’approfondimento del rapporto tra Maria e la Chiesa. il movimento missionario, che ha scoperto progressivamente il valore di Maria di Nazaret, la prima evangelizzata (cf. Lc 1, 26 38) e la prima evangelizzatrice (cf. Lc 1, 39 45), come fonte di ispirazione per il suo impegno nella diffusione della Buona Novella; il movimento liturgico, che istituendo un fecondo e rigoroso confronto tra le varie liturgie, ha potuto documentare come i riti della Chiesa attestino una cordiale venerazione verso la «gloriosa e sempre Vergine Maria, Madre del nostro Dio e Signore Gesù Cristo»[6]; il movimento ecumenico, che ha richiesto uno sforzo per comprendere con esattezza la figura della Vergine nell’ambito delle fonti della Rivelazione e per precisare la base teologica della pietà mariana.

L’INSEGNAMENTO MARIOLOGICO DEL VATICANO II

  1. L’importanza del capitolo VIII della Lumen gentium consiste nel valore della sua sintesi dottrinale e nell’impostazione della trattazione della dottrina riguardante la beata Vergine, inquadrata nell’ambito del mistero del Cristo e della Chiesa. In questo modo il Concilio:

si è riallacciato alla tradizione patristica, che privilegia la storia della salvezza quale trama propria di ogni trattato teologico;

ha posto in evidenza che la Madre del Signore non è figura marginale nell’ambito della fede e nel panorama della teologia poiché essa, per la sua intima partecipazione alla storia della salvezza, «riunisce in sé in qualche modo e riverbera i massimi dati della fede»[7];

ha composto in una visione unitaria posizioni differenti sul modo di affrontare il tema mariologico.

  1. a) In vista dei Cristo
  2. Secondo la dottrina del Concilio lo stesso rapporto di Maria con Dio Padre si determina in vista del Cristo. Dio, infatti, «quando venne la pienezza del tempo, mandò il suo Figlio nato da donna… perché ricevessimo l’adozione a figli» (Gal 4, 4-5.)[8]. Maria quindi, che per condizione era l’Ancella del Signore (cf. Lc 1, 38.48), avendo accolto « nel cuore e nel corpo il Verbo di Dio» e portato «la Vita al mondo», divenne per grazia «Madre di Dio»[9]. In vista di questa singolare missione. Dio Padre la preservò dal peccato originale, la ricolmò dell’abbondanza dei doni celesti e, nel suo sapiente disegno, «volle… che l’accettazione della predestinata madre precedesse l’Incarnazione»[10].
  3. Il Concilio, illustrando la partecipazione di Maria alla storia della salvezza, espone soprattutto i molteplici rapporti che intercorrono tra la Vergine e il Cristo:

di «frutto più eccelso della redenzione»[11], essendo essa stata «redenta in modo così sublime in vista dei meriti del Figlio suo»[12]; perciò i Padri della Chiesa, la Liturgia e il Magistero non hanno dubitato di chiamare la Vergine «figlia del suo Figlio»[13] nell’ordine della grazia;

– di madre che, accogliendo con fede l’annuncio dell’Angelo, concepì nel suo grembo verginale, per l’azione dello Spirito e senza intervento di uomo, il Figlio di Dio secondo la natura umana; lo diede alla luce, lo nutrì, lo custodì e lo educò[14].

– di serva fedele, che «consacrò totalmente se stessa alla Persona e all’opera del Figlio suo, servendo al mistero della redenzione sotto di lui e con lui»[15];

di socia del Redentore: «col concepire Cristo, generarlo, nutrirlo, presentarlo al Padre nel tempio, soffrire col suo figlio morente sulla croce, ella ha cooperato in modo del tutto speciale all’opera del Salvatore, con l’obbedienza, la fede, la speranza e l’ardente carità»[16];

– di discepola che, durante la predicazione del Cristo, «raccolse le parole, con le quali il Figlio, esaltando il Regno al di sopra dei rapporti e dei vincoli della carne e del sangue, proclamò beati quelli che ascoltano e custodiscono le parole di Dio (cf. Mc 3, 35; Lc 11, 27-28) come essa fedelmente faceva (cf. Lc 2, 19 e 51)»[17].

  1. In luce cristologica sono da leggere anche i rapporti tra lo Spirito Santo e Maria: essa, «quasi plasmata e resa nuova creatura»[18] dallo Spirito e divenuta in modo particolare suo tempio[19], per la potenza dello stesso Spirito (cf. Lc 1, 35), concepì nel suo grembo verginale e dette al mondo Gesù Cristo[20]. Nell’episodio della Visitazione si riversano, per mezzo di lei, i doni del Messia salvatore: l’effusione dello Spirito su Elisabetta, la gioia del futuro Precursore (cf. Lc 1, 41).

Piena di fede nella promessa del Figlio (cf. Lc 24, 29), la Vergine costituisce una presenza orante in mezzo alla comunità dei discepoli: perseverando con loro nella concordia e nella supplica (cf. At 1, 14), implora «con le sue preghiere il dono dello Spirito, che l’aveva già ricoperta nell’annunciazione»[21].

  1. b) In vista della Chiesa
  2. In vista del Cristo, e quindi anche in vista della Chiesa, da tutta l’eternità Iddio. volle e predestinò la Vergine Maria di Nazaret infatti:

-è «riconosciuta quale sovreminente e del tutto singolare membro della Chiesa»[22] per i doni di grazia di cui è adorna e per il posto che occupa nel Corpo mistico;

-è madre della Chiesa, poiché essa è «Madre di colui che fin dal primo istante dell’Incarnazione nel suo seno verginale, ha unito a sé come Capo il suo Corpo mistico che è la Chiesa»[23];

– per la sua condizione di vergine sposa madre è figura della Chiesa, la quale è anch’essa vergine per l’integrità della fede, sposa per la sua unione con il Cristo, madre per la generazione di innumerevoli figli;[24]

– per le sue virtù è modello della Chiesa, che a lei si ispira nell’esercizio della fede, della speranza, della carità[25] e nell’attività apostolica[26];

– con la sua molteplice intercessione continua ad ottenere per la Chiesa i doni della salvezza eterna. Nella sua materna carità si prende cura dei fratelli del Figlio suo ancora pellegrinanti. Per questo la beata Vergine è invocata nella Chiesa con i titoli di avvocata, ausiliatrice, soccorritrice, mediatrice[27];

– assunta in corpo e anima al cielo, è l’«immagine» escatologica e la «primizia» della Chiesa[28], che in lei «contempla con gioia (…) ciò che essa, tutta, desidera e spera di essere»[29] e in lei trova un «segno di sicura speranza e di consolazione»[30].

[…]

*** Fonte: vatican.va

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