Francesco Gastone Silletta

Fondatore del gruppo di preghiera, del centro editoriale e della libreria cattolica “La Casa di Miriam Torino” e del Ciprel Torino.

Francesco Gastone Silletta (1980) è dottore in Teologia Dogmatica, titolo conseguito presso la Pontificia Università della Santa Croce (Roma). Il 5 giugno 2014 ha discusso la tesi dottorale intitolata “Il Discepolo Amato come personaggio in migrazione. Una rilettura materno-filiale dell’essere amato”. Nel 2007 ha conseguito la Laurea in Scienze Religiose (ISSRA – Roma) con una tesi intitolata: “La differenziazione sessuata maschio-femmina nella Teologia del corpo di Giovanni Paolo II”.

Dopo una lunga permanenza a Medjugorje, nel 2010, ha mutato l’interesse della propria ricerca teologica ma anche il proprio approccio confessionale al cattolicesimo, orientandosi verso una comprensione intellettuale ed un’adesione confessionale di ordine materno-filiale rispetto all’economia cristiana.

Il 2 febbraio del 2012, scegliendo di ritornare nella sua città natale (Torino), ha fondato il gruppo di preghiera e di solidarietà sociale “La Casa di Miriam Torino”. Dal momento della sua fondazione, sino ad oggi, questo gruppo mensilmente si riunisce in Chiesa, per un’ora di intensa preghiera e meditazione biblica.

Il gruppo ha anche organizzato un progetto permanente di solidarietà sociale per sostenere le esigenze delle persone indigenti, denominato “Social Charity”.

Il 19 settembre del 2014, dopo due anni di approfondimento mariologico, ha costituito le “Edizioni La Casa di Miriam”, orientate alla valorizzazione della cultura cattolica ed alla diffusione della letteratura teologica.

L’enfasi del suo approfondimento teologico, tuttavia, sorge in lui dall’incontro con i testi di Maria Valtorta, nei quali rinviene una vera articolazione teologica – e dunque non solo un insieme di contenuti rivelati – complessa ed elevata. Ciò lo conduce alla fondazione, nel febbraio del 2024, del CIPREL (Centro Internazionale di Preghiera Laicale), ispirato agli scritti della Valtorta, che si riunisce ogni terza domenica del mese nella Chiesa di San Benedetto a Torino.

Con le Edizioni La Casa di Miriam ha pubblicato attualmente 38 pubblicazioni teologiche e spirituali e alcuni opuscoli di preghiera e di meditazione cattolica. Tra i titoli ricordiamo qui: “Guarire con Maria – Itinerario di preghiera per una guarigione interiore” (2015); “Amato perché amante. Il Discepolo Amato come personaggio in migrazione” (Tesi dottorale in Teologia dogmatica, 2015); “Elia, il profeta migrante” (2015). I titoli si sono poi susseguiti nel tempo: “Corso di Mariologia dell’intuizione. Dal dogma all’esistenza” (2018); “L’essenza del Cristianesimo in Romano Guardini” (2018); poi ancora “Meditazioni sulla fede”, “Attirami, noi correremo. Tratti esistenziali di 13 sante”, “Il Santo Rosario: contemplazione e mistero” (in 3 volumi), “Liberaci dal male. Preghiere di liberazione” (in 4 volumi); “Locuzioni interiori notturne” (in 4 volumi); “Medjugorje: tutti i messaggi. Con introduzione al concetto di rivelazione privata”; “Getsemani. Il giardino che appassendo al peccato, fiorisce alla grazia”; “Ragione creatrice, libertà e linea oscura del male. Estratti testuali dall’insegnamento di Joseph Ratzinger”.

Per la direzione del cenacolo, ha poi composto molte novene: “Novena a San Francesco di Sales”; “Novena alla Nostra Signora di Lourdes”; “Novena a Santa Maria Maddalena per la liberazione dalle ossessioni”; “Novena alla Vergine della Rivelazione”; “Novena a San Giuseppe”, Novena alla B.V. Maria Assunta in Cielo, “Novena del Santo Natale, “Novena a San Bonaventura”.

Ha poi pubblicato la “Lettera di San Giacomo. Linee di ermeneutica della comunicazione” e il testo di divulgazione “Leone XIII. La teologia, il pensiero sociale e l’esorcismo”

In modo speciale, negli ultimi due anni si è dedicato alla TEOLOGIA ALLA LUCE DEGLI SCRITTI DI MARIA VALTORTA. In tal senso, ha pubblicato nel 2023 il testo “La fede languente. Teologia della fede alla luce degli scritti di Maria Valtorta”, e sempre nel 2023 “Il Pensiero che diventa Parola. Teologia Trinitaria alla luce degli scritti di Maria Valtorta”. 

Come editore, ha curato l’opera di Luigino Vador, “Gioia Luminosa”, in pubblicazione dal 7 gennaio 2016; ha pubblicato la storia vera di conversione di Vincenzo Ferrari, “Petali di una camelia. Storia vera di un convertito” (2017); l’opera autobiografica di Elsa Bertilla Sinico, “Meditazioni con Filotea”, i sette volumi della poetessa biellese Gabriella Mantovani, con conclusiva “Antologia”. Recentemente ha introdotto ed edito il libro di Lino Morato, “Medjugorje: verso il mondo nuovo di Dio” e quello autobiografico del sacerdote passionista Agustinus K. Ritan, “Racconto di un passionista missionario in Indonesia”. 

Nel 2020, il primo giorno di Settembre, ha fondato e aperto la nuova “Libreria Cattolica La Casa di Miriam”, con sede in Piazza del Monastero, 3 a Torino. Ivi è operativa la vendita al dettaglio di Testi Cattolici, Bibbie, Vangeli, Testi di teologia, liturgia, ecclesiologia, patristica, vite dei santi, testi per la preghiera e oggettistica sacra (statue, quadri, rosari, oggettistica per la santa Messa, ecc.)

Il suo orientamento teologico assume una connotazione profondamente mariocentrica: la relazione materno-filiale come principio di intelligibilità della paternità divina.

TUTTI I TESTI SONO DISPONIBILI CONTATTANDO LE EDIZIONI – 3405892741

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Cercare solo la compiacenza di Gesù Cristo, per intercessione di Maria, mai quella degli uomini e nemmeno la mia. Questo è il mio proposito, per il tempo che mi resta da vivere qui sulla terra, tempo di espiazione e purificazione dal peccato nella penitenza e nella carità. Amen
Francesco G. Silletta

Edizioni e Libreria Cattolica La Casa di Miriam
Piazza del Monastero 3 – 10146 – Torino
www.lacasadimiriam.altervista.org
Potrebbe essere un'immagine raffigurante testo Quando uno conosce Maria, in quanto Madre di Dio (con buona pace per gli ossessi – perché tali sono – delle altre fedi che non riescono, spesso perché non vogliono, a comprendere questo mistero), allora la vita non solo “cambia”, ma si trasforma totalmente, nel senso che la percezione del proprio essere nel mondo – come istanza comunque transitoria e fluttuante – diventa coscienza eterna di permanenza indissolubile nell’amore di Dio, a motivo del dono di sua Madre.
(Francesco G. Silletta)
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“[…] il cristiano si trova preso da tanti interessi nel corso della vita, e facilmente può farsi distrarre da futili pensieri, così che quando non sia soccorso con frequenti richiami, può a poco a poco dimenticare i più grandi e fondamentali valori, tanto che per questo la sua fede si indebolisca o addirittura si spenga. Ora la Chiesa, volendo sottrarre i suoi figli alle funeste conseguenze dell’ignoranza, non tralascia alcuna via per esercitare la sua premurosa vigilanza: e non ultimo strumento di fede cui suole ricorrere è il Rosario mariano. Infatti in esso, con la bellissima e fruttuosa preghiera ripetuta secondo un ordine stabilito, sono richiamati in successione e si contemplano i principali misteri della nostra religione: per primo quello secondo cui “il Verbo fu fatto carne”, e Maria, intatta vergine e madre, con santo gaudio gli prestò le sue cure materne; poi le angosce, i tormenti, la morte, i misteri dolorosi di Cristo, a prezzo dei quali si operò la salvezza del genere umano; quindi i suoi misteri gloriosi, e il trionfo sulla morte e l’ascensione al cielo, e la missione dello Spirito Santo, e la splendida esaltazione di Maria accolta nella dimora celeste, e infine la gloria sempiterna di tutti i santi unita a quella della Madre e del Figlio. […]”
Leone XIII, Lett. Enc. Magnae Dei Matris, 8 settembre 1892.
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“Ogni ricordo cade, di passato errore, quando mi chiamate: Gesù!”.
(M. Valtorta, Ora santa di Gesù, II, 14 giugno 1944)
Nessuna descrizione della foto disponibile.Leggiamo insieme la Bibbia, ma con umiltà costante, sapendo che ciò che conta non è divenire dei maestri, ma dei testimoni nel mondo. AmenNessuna descrizione della foto disponibile.
“Quando viene la tristezza, abbiamo sempre qualcuno con cui condividerla…”

“Quando viene la tristezza, abbiamo sempre qualcuno con cui condividerla, affinché non divenga disperazione, e quando ci sentiamo gioiosi, abbiamo sempre qualcuno con cui confrontarci, affinché non diveniamo ebbri. Se in stato confusionale, per qualsiasi motivo, c’è chi ci sprona con la sua luce non accecante e tuttavia illuminatrice, e se siamo pieni di energia, abbiamo chi ci veicola al giusto uso. Il consiglio di Maria è il continuo, inscindibile parametro che Gesù ha offerto alla nostra esistenza, poiché “non è bene che l’uomo sia solo”. E questo aiuto simile a noi, che insieme infinitamente ci supera e trascende, è la maternità di Maria: maternità, quindi non soltanto una “donna” come complemento aggiuntivo alla nostra esistenza, ma una madre, la stessa madre che Dio ha voluto per suo Figlio, nella sua storia umana. Ci rendessimo conto di chi è colei che Gesù ci ha donato dalla croce, ella non sarebbe più per noi soltanto l’oggetto di una pur sincera devozione, ma il soggetto di un personalissimo e individuale coinvolgimento. “Io ho la madre di Dio, come mia guida materna”: come posso andare vagando, nei sentieri del mondo, se mi lascio guidare da lei? Quale esperienza, mia soggettiva, potrò mai dire a questa madre: tu non la conosci – perché senza peccato – e dunque non puoi aiutarmi? Forse che Maria non conosca – e non solo come si conosce un ente intuitivamente – il peccato? Forse non lo conosce nella sua più oscura manifestazione, nelle tenebre più profonde della sua essenza “deicida”? E cosa mai contemplava, stando lacrimante sotto la croce di suo Figlio? Il Peccatore, colui che persino Dio si rifiutava – per giustizia ineffabile – di sostenere con pietà. Tutto il peccato ha conosciuto Maria, e nessuno dei nostri, individuali e storici peccati, le è sconosciuto. Questo è fondamentale affinché, se coperti dalla menzogna del peccato, se resi tanto fangosi da non riconoscerci più degni nemmeno di nominare il nome di Dio, tendiamo con fede una mano verso colei che, sebbene immacolata, ha steso le sue mani sul Peccatore, lo ha abbracciato, lo ha inondato di lacrime, e come tale, lo ha sepolto. Non abbiamo nulla di questa esistenza terrena, quindi, che non possiamo condividere con Maria, se questa condivisione nasce in noi da un desiderio di santificazione e di perdono di Dio…”
F.G. Silletta 
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“Preghiera di liberazione dal male a S. Michele Arcangelo” –

di Francesco G. Silletta

(pensata meditando il passo di Giovanni, in cui si dice: “Se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato…” – Oggi è quel tempo:
A  te ci rivolgiamo con umiltà,
Arcangelo San Michele,
consapevoli della miseria delle nostre colpe
e della nullità dei nostri meriti
dinanzi all’infinito amore del nostro Signore Gesù Cristo,
al cui comando immediatamente tu obbedisci,
insieme a tutte le milizie celesti,
incaricate di difendere le anime elette
e la propagazione del Vangelo di Dio
sino al ritorno dello stesso Signore
per giudicare il mondo.
Ti chiediamo proprio alla luce
della nostra miseria
di essere fecondo nella compensazione
di ciò che siamo chiamati ad operare
per la glorificazione di Dio nella nostra esistenza
e di difenderci dal continuo assalto
del nemico infernale, Satana,
e delle sue innumerevoli schiere
che senza sosta attentano alla nostra pace
e cercano di coinvolgerci nelle strettoie del peccato
che conducono alla morte.
Fra le creature celesti,
Arcangelo San Michele
nessuno ti eguaglia per vicinanza a Dio,
potenza, intelligenza ed obbedienza
e per questo ci dichiariamo a nostra volta forti
contro qualunque espressione del male,
in terra venga a disturbare il nostro anelito
alla santità e all’amore di Dio.
Per questo ora, per il nome del Signore,
che incessantemente lodi e servi
nel tuo ineffabile e spirituale ministero,
ti domandiamo anzitutto di spronarci
verso una sempre maggiore fede
ed obbedienza alla volontà
dell’Altissimo nostro Dio,
che in Gesù Cristo si è manifestato
e ci ha redenti per mezzo del suo sangue.
Ti chiediamo di allontanare da noi
ogni inclinazione verso l’abbandono
della cristiana virtù
e l’accidia rispetto alla fiamma ardente della carità,
affinché sempre forti e luminosi rimaniamo
rispetto alle tentazioni di questo mondo.
Infiamma in noi, nel nome di Gesù,
la potenza di purificazione e di liberazione
dal peso dei nostri peccati,
dei nostri ricordi di peccato,
delle nostre nostalgie o desideri di peccato
e rendici docili alla voce del Signore,
che è una voce di redenzione e di salvezza.
Per il potere che hai ricevuto da Dio,
rispetto a Satana e agli spiriti immondi,
ti chiediamo in questo momento,
di spezzare ogni catena di male,
qualunque insidia o minaccia ci derivi dall’azione
di spiriti infernali attraverso umane creature,
fatture, premonizioni, malocchi,

magie,
cartomanzie e qualsiasi ordine di attività
abbia Satana quale occulta fonte
e Satana quale disastroso mezzo.
Ti chiediamo di annientare ogni male rivolto a noi
senza che neppure siamo in grado, per limite nostro,
di poterlo riconoscere ed individuare.
Spezza tutta la negatività che possa essere stata
riversata su di noi,
dal nostro concepimento al momento presente,
ed annulla ogni male che ancora rivendichi degli effetti
sulla nostra esistenza.
Noi te lo chiediamo per il nome di Gesù,
per la potenza dello Spirito Santo
e per l’intercessione di Maria,
affinché tu vada in qualunque area spirituale,
materiale, terrena o personale
dove si annidi un pericolo per noi
e un attentato alla nostra vita nella grazia.
Celebriamo il Signore morto per noi
invocandoti per questo:
liberazione da Satana,
annientamento delle milizie oscure
e vittoria su di esse
per la gloria di Gesù Cristo,
nostro Dio e Signore.
Amen

Francesco G. Silletta “Liberaci dal Male” – 4 volumi – Edizioni Cattoliche La Casa di Miriam
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La salvezza non è questione di andare a Messa il giorno di Pasqua, e poi non andarci tutto l’anno

Ogni giorno che passa, siamo più vicini all’incontro con Dio: è la dolcissima memoria dei santi della terra, e l’orrendo incubo dei dannati, che per questo corrono il più possibile per non perdere nemmeno un istante di ciò che questo misero mondo dà di suo. Pasqua – sebbene non sia la traduzione esattissima – significa passaggio. In senso assoluto, tuttavia, questo passaggio indica il transito dalla morte alla vita, un passaggio che ci ha meritato unicamente Gesù Cristo. E questo passaggio può rimanere una strada senza uscita, quando la via percorsa non è quella di Cristo. Non è questione di andare a Messa il giorno di Pasqua, e poi non andarci tutto l’anno. La via di Cristo è segnata dalla continuità, dalla donazione e dalla croce. Se cerchiamo una via alternativa, costellata di piaceri, di denaro e di gioie mondane, non abbiamo nessuna pasqua da attendere e nessun Messia da osannare. Il momento è sempre propizio per la purificazione e la liberazione dello spirito: il passaggio può sempre avvenire, finché tempo ci viene dato. Ma non dobbiamo adeguare la pasqua a noi stessi, e noi stessi al mondo, se no siamo dei morti che osannano la loro morte. Benediciamo piuttosto Gesù, nella penitenza e nella lode, poiché sebbene fossimo solo carne e mondanità, si è sacrificato all’estremo affinché conoscessimo la primazia spirituale della nostra esistenza e fosse purificata, con la crocifissione della carne, l’immagine di Dio che è in noi.
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A San Pio per il dono della fede ***

San Pio, questa è la grazia che poniamo oggi alla tua intercessione: la fede, nell’integrità del suo senso, la fede evangelica che Gesù conosce ogni cosa e che tutto può, la fede che umilia Satana nella sua continua offerta di alternative ad essa. Ciò che più ha contraddistinto te, come uomo di Dio, non sono state né le stigmate, né i miracoli, né la bilocazione o qualsiasi altra cosa di straordinario rispetto a ciò che noi, nella nostra pochezza, potremmo mai condividere con te. La fede, invece, possiamo e dobbiamo condividerla con te, nel senso di credere, aderire, conoscere e amare Gesù Cristo, quali che siano le sofferenze, le difficoltà, le emarginazioni, le incomprensioni, l’isolamento e le insidie diaboliche che tutto questo comporta. Tu hai vinto Satana con la tua fede. Hai vinto le persecuzioni a motivo della fede. Sei giunto santamente al riposo eterno perché hai avuto fede. Noi vogliamo imitarti in questo. Vogliamo che tutto ciò che ci molesta di spirituale, di corporale, di diabolico, abbia il parafulmini della nostra fede, che alla tua intercessione affidiamo come grazia da domandare a Gesù per noi. Chi ha avuto fede in vita, in Cielo ottiene la ricompensa secondo la proporzione della divina giustizia. Tu sei stato un gigante nella fede, più che non in tante cose che alcuni oggi evidenziano di te e della tua storia umana. Ed è alla tua fede, che davvero ha spostato le montagne, che noi adesso ci appelliamo. Come? Con il consiglio dello Spirito Santo. Uniti nella Carità santa, infatti, siamo noi con te, nonostante il tempo e l’eternità ancora separino noi da te. La fede tuttavia trascende anche questo limite e ci rende vicini, anime adoranti – ognuna a suo modo –  Gesù Cristo Signore. Aiutaci, dunque, San Pio, ad ottenere da Gesù il dono della fede, affinché mai il dubbio, lo scoraggiamento e la negazione della Verità abbiano possesso su di noi. Sostienici, ora che contempli il Salvatore, nella nostra presente ricerca della medesima contemplazione. Supplica l’Onnipotente Dio in nostro favore, affinché ogni cosa che contraddice la fede sia cacciata da noi, insieme al Maligno che tenta la nostra coscienza e mette alla prova la nostra resistenza. Ascoltaci come padre spirituale, ma anche come fratello in Cristo, affinché dove Satana pone l’oscurità, tu ci ottenga luce e sapienza per l’intelletto, e dove il Maligno avventa il suo odio, tu susciti per noi l’infinita carità di Dio. Aiutaci, san Pio, come tuoi figli della terra, eredi del tuo insegnamento e della tua testimonianza, imitatori del tuo zelo per Gesù Cristo, anche se deboli e coscienti della miseria dei nostri peccati. Invoca per noi Gesù, Salvatore nostro, donandoci la tua continua assistenza e spronandoci spiritualmente secondo i disegni di Dio. Unicamente, te lo chiediamo, affinché la fede governi ogni nostro pensiero e attività, per il tempo in cui saremo ancora in questo esilio della terra. Amen

*** Testo di F.G. Silletta – Edizioni Cattoliche La Casa di Miriam
Potrebbe essere un'immagine raffigurante 1 persona e il seguente testo "Iluminacimente Accresci "O grande taumatırgo San Charbel, che haitrascorso vita litudine in nn eremo umile nascosto, rinunciando αί mondo ai suoi vini pinceri, regni gloria dei Santi, nello della Santissima Trinità, intercedi per noi. enore, aumenta λα fortifica nostra volontà. nostro amore verso Dio e verso prossimo. Aiutaci afare bene evitare male. visibili invisibili per trutta nostra vita. che compi invoca ottieni guarigione di innumerevoli malie la sohcione di problemi senza uTana speranza, guardacicon pietà è conforme αλλπο volere nostro maggior bene, ottienici λα Dio ใต grazia imploriamo..., aiutaci ሰለ imitare vita santa Gloria. EDIZIONI LA CASA DI MIRIAM"
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“Per vedere un giorno, intanto credi” – Sant’Agostino:

“La fede è il merito, la visione, il premio. Se vuoi vedere prima di credere è come se chiedessi il salario prima di aver lavorato. Ciò che tu vuoi avere ha un prezzo. Vuoi vedere Dio. Di un così grande bene il prezzo è la fede. Tu vuoi giungere alla mèta e non vuoi camminare? La visione è il possesso, la fede è la via. Chi rifiuta la fatica del viaggio, come può aspirare alla gioia del possesso?”
Discorso 359/A – 3

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Fede e liberazione” – (di Francesco G. Silletta) ***

Se non si è mossi dalla fede, una preghiera per la liberazione non ha la sua retta significazione e la sua espressione rischia di conformarsi a delle “liturgie” surrogate in forme “miracolistico-rituali” e non ad una vera, sincera e matura deposizione nelle mani di Dio della propria attualità storica. Se si riconosce la presenza del demonio in una maniera particolare nella propria o altrui esistenza e per la liberazione da essa si decide di perseguire un genere di preghiera particolare, la fede deve muovere ed al contempo guidare ogni tappa di questo percorso, perché Dio possa, alla luce di essa, dare il proprio beneplacito e riconoscere la sincera disposizione del soggetto ad ottenere la grazia che egli chiede. È vero, “pregare è difficile” – osserva bene Benedetto XVI – “perché la preghiera è il luogo per eccellenza della gratuità, della tensione verso l’Invisibile, verso l’Inatteso e l’Ineffabile. Perciò, l’esperienza della preghiera è per tutti una sfida, una ‘grazia’ da invocare, un dono di Colui al quale ci rivolgiamo”. Si tratta tuttavia di una sfida che, per la posta in gioco (la quale non è solo data dalla liberazione dal male attuale – e che si può considerare come l’aspetto “contingente” della preghiera – ma dalla salvezza stessa del soggetto in preghiera, al quale in maniera violenta l’invadenza diabolica si oppone), necessita di essere affrontata con i mezzi che la grazia stessa deposita in nostro favore, tra i quali appunto il dono della fede. Gesù stesso, nella lotta contro il nemico della vita, ce ne dà il valore fondamentale: “Se aveste fede quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: ‘Sradicati, e sii trapiantato nel mare’ – ed esso vi obbedirebbe” (Lc 17,6).
La fede, infatti, ci permette di avere un molteplice ordine di comprensione e di conoscenza, cui aderire per ottenere quanto domandiamo. Anzitutto, nella sua dimensione “credente”, la fede ci fa credere in Dio e nel suo amore infinito per noi, nonostante i nostri peccati e le nostre trasgressioni umane; nella sua dimensione “conoscente”, la fede ci permette di conoscere il disegno di Dio di salvarci per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore; nella sua dimensione “fidente”, la fede apre il nostro cuore alla fiducia in Cristo, che non abbandona mai coloro che a lui si rivolgono; nella sua dimensione “aderente”, la fede ci fa aderire al dono della grazia ed alla chiamata a vivere secondo l’ordine voluto da Dio affinché si compia la nostra santificazione.
In tal senso, la fede è già principio di liberazione di per se stessa, poiché il Maligno attenta proprio alla perdita di essa nel nostro cuore perché ivi, al suo posto, possano germogliare la superbia, il senso di autonomia e, di conseguenza, l’allontanamento da Dio e quindi dalla salvezza. Nella fede – e questo lo si deve comprendere a monte rispetto alla preghiera in Chiesa o privata per la liberazione dal male – è già in parte esaudita la preghiera stessa che a Dio si offre, poiché il Maligno percepisce il nostro cuore totalmente orientato a Dio quale nostro personale difensore, che ci “libererà dal laccio del cacciatore, dalla peste che distrugge” (Sal 90,3). Colui al quale consacriamo la nostra fede, il Dio della salvezza, che in Gesù Cristo ci ha rivelato la sua misericordia, è il principio vivente della nostra liberazione dal male e questo “per mezzo” della nostra fede in lui.
In questo senso, si comprende come la fede debba governare una preghiera di liberazione, la quale a sua volta eredita dalla fede, dal suo insegnamento “vivente”, nuove forme e nuovi metodi applicativi nel rivolgersi a Dio in una specifica situazione di dolore. Questo interpella, ad esempio, il linguaggio stesso, la testualità della preghiera di liberazione, la quale proprio in quanto “mossa” dalla fede, da essa “governata” ed in essa riposta, necessita di alcuni profondi momenti di silenzio, di autoconsulto, di riflessione, che niente affatto “zittiscono” il flusso orante di parole riferite a Dio contro il male, bensì appunto lo alimentano della fede riposta in lui e che in essi trae a sua volta nutrimento e purificazione.

*** Francesco G. Silletta – Dall’introduzione al Volume 3 di “Liberaci dal male” – Edizioni Cattoliche La Casa di Miriam
Piazza del Monastero 3 – 10146 – Torino
www.lacasadimiriam.altervista.org 
2 Cor 4, 10-11:

Portiamo sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo. Sempre, infatti, noi che siamo vivi, veniamo esposti alla morte a causa di Gesù, perché anche la vita di Gesù sia manifesta nella nostra carne mortale.

Amen
Edizioni e Libreria Cattolica La Casa di Miriam
Piazza del Monastero 3 – 10146 – Torino
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La critica testuale del Nuovo Testamento e Maria Valtorta

Proponiamo qui una riflessione sul contributo – per la maggior parte ancora tutto da esplorare – che la sua opera dà agli studi di critica testuale biblica (ossia quegli studi minuziosi che, alla luce delle varianti testuali della Bibbia, cercano di risalire al testo originale, dando quindi una ricostruzione il più possibile fedele alla stessa Scrittura). In modo particolare, l’opera della Valtorta offre – se lo si vuole accettare – un grande contributo agli studi di critica testuale del Nuovo Testamento, e in specie dei Vangeli. Ivi, la suddetta disciplina, rinviene molte anomalie tra le diverse varianti, che possono vedere anche i non addetti ai lavori incontrando, lungo la scrittura dei testi dei Vangeli, alcuni brani posti tra parentesi. Ciò significa che quei passi non vengono unanimemente accolti come facenti parte di quel testo, alla luce di ciò che i manoscritti esistenti, nel medesimo momento testuale, riportano oppure omettono. Ci sono dei brani evangelici che in molti sostengono non essere giustamente collocati dove si trovano, come ad esempio la finale del Vangelo di Marco, oppure non essere stati composti dall’Evangelista al quale solitamente vengono attribuiti, come il caso del racconto dell’adultera nel Vangelo di Giovanni. Vi sono poi altri (molteplici) esempi di difficoltà testuali attorno alle quali gli studi stanno portando avanti ampi lavori, non sempre tuttavia venendo ad una soluzione omogenea o indefettibile del caso. Che Barabba ad esempio si chiamasse di nome Gesù, è un mistero da alcuni risolto positivamente, da altri negativamente. Che Gesù abbia guarito il lebbroso con “compassione”, oppure con (misteriosa) collera a motivo del giorno di sabato in cui il lebbroso gliela domandava, è pure motivo di divisione fra gli studiosi. Che fosse solo il Padre a conoscere il giorno e l’ora, oppure anche il Figlio (Mt 24,36) è anch’esso ragione di divisione di critica testuale alla luce delle varianti esistenti. Tutto ciò – e molte altre questioni – dipende da oggettive differenze fra i vari manoscritti e fra le varie lezioni del Nuovo Testamento, così come attualmente sono rinvenute fra le molteplici copie dello stesso Nuovo Testamento attualmente in possesso degli studiosi. Non tutte queste copie, infatti – anzi, quasi mai – sono identiche in alcuni momenti testuali, e dipende dalla capacità degli studiosi risalire con oggettività alla vera scrittura primitiva. Ciò avviene mediante l’applicazione di leggi interne alla disciplina stessa della critica testuale, che tuttavia – come essa stessa ammette – mantiene inevitabilmente dei margini di errore che non si possono trascurare. Come conoscere, quindi, ciò che oggettivamente – almeno nel caso dei quattro Vangeli – è stato ispirato da Dio e scritto dagli Evangelisti nella loro originaria composizione?
Qui Maria Valtorta può rivelarsi utilissima. Nella sua opera “L’Evangelo come mi è stato rivelato”, ma anche nelle altre sue opere, svela dei misteri che la critica testuale, umanamente e da se stessa, non puòraggiungere con pienezza, essendovi sempre alcuni elementi di discordia nel parere degli studiosi. Con Maria Valtorta non viene soltanto “gettata” una ipotesi relativamente a una questione, ma sviscerata secondo delle ragionevolezze teologico-scritturistiche intrinseche al testo. In modo specialissimo, ciò avviene per il Vangelo di Giovanni, dove ad esempio molti dubbi sulla questione della Samaritana, o sul cosiddetto “comma giovanneo” (1Gv 5,8) o la stessa pericope dell’adultera, vengono risolti non unicamente sulla base di dichiarazioni di preferenza (che cioè danno ragione ad alcune lezioni e respingono quelle opposte), ma con criteri teologici e biblici che giustificano in modo palese una scelta piuttosto che un’altra. Non vogliamo certo dire, qui, che Maria Valtorta risolva tutti i problemi della critica testuale, che anzi, rimangono in molti casi aperti e insoluti; tuttavia, una sua lettura e applicazione a quegli studi potrebbe sgominare quantomeno alcune ipotesi talvolta errate relativamente all’originaria scrittura dei Vangeli. Amen

Edizioni Cattoliche La Casa di Miriam
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Tel. 3405892741
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Impariamo ad amare, e Gesù ci manderà delle persone malate, ossesse, bisognose, che cercano noi come aiuti spirituali nel suo nome. Impariamo l’umiltà, e Gesù ci darà la sua stessa sapienza da donare a chi è nel caos spirituale o esistenziale. Impariamo ad amare anche le piccolo croci, e vedremo quanta gente Gesù ci manda a chiederci, nel suo nome, di sostenerli nel dolore, nelle difficoltà, che spesso sono molto più grandi delle nostre. Gesù non cerca infatti dei dotti e degli accademici, ma dei testimoni della sua croce, che sappiano confortare tutte quelle persone che soffrono di infiniti mali e che spesso non conoscono Gesù, per qualsiasi motivo. Non giudichiamo nessuno, ma amiamo Gesù negli altri. (Ciprel Torino – Centro Internazionale di Preghiera Laicale)
F.G. Silletta – Info tel. 3405892741
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Svegliamoci da questo sonno diabolico, che confonde il Giusto con l’immondo, l’Eterno con l’effimero, il Bene infinito con il senso ***:Al di fuori di Gesù Cristo, non viene nessun altro a donare perdono, liberazione, difesa dal male, consolazione e speranza quando si è avviliti, colpevoli, afflitti, appesantiti dagli eventi, distrutti nello spirito sebbene pieni di desiderio di vita. Non viene nessuno di quegli sciacalli della Verità che si adorano e venerano in tante parti del mondo (anche qui da noi) e da moltitudini di persone confuse, le quali in nessun modo, dopo tutto ciò, sono realmente purificate, risanate, rese nuove nel corpo e nello spirito e dunque veramente felici. Solo Dio stesso, infatti, può riparare ciò che ha offeso Dio da parte dell’uomo, creando un danno enorme nell’uomo stesso, poiché lo imbruttisce sino a renderlo simile a una bestia senza più ragione illuminata. Solo Dio, nel suo Figlio incarnato, può avere una tale compassione dell’uomo da divenire Uomo egli stesso, solo lui può avere un amore così sconfinato e illimitato per l’uomo da accettarne tutte le offese, impurità, bestemmie, trasgressioni, inganni e tutto ciò che di immondo l’uomo è capace di fare, sino a dimenticarsi totalmente di Dio (poiché questa è la conseguenza ultima del peccato, l’esserne talmente immersi da non riconoscere più che Dio esiste e governa il mondo). Solo Dio, nel suo dolcissimo Figlio Gesù, può compatire all’estremo questa degradazione dell’Uomo, sua creatura, e riparare in Sé stesso ogni cosa, ogni offesa, dando all’uomo una insperabile nuova esistenza, che più non appassisce, che più non lo imbruttisce e addirittura un premio eterno, la vita beata dinanzi a Sé. Svegliamoci, svegliamoci, svegliamoci da questo sonno diabolico, che confonde il Giusto con l’immondo, l’Eterno con l’effimero, il Bene infinito con il senso, la Gioia eterna con l’entusiasmo di un attimo, la voce del Verbo di Dio con quella dell’Ingannatore malefico. E non guardiamoci a destra o a sinistra, cercando umana stima e umano conforto in chi ne ha più bisogno di noi, ma guardiamo in alto, a Gesù Cristo che ci ha aperto quei Cieli prima chiusi dai nostri peccati, e dimentichiamoci di ogni cosa che abbia sin qui disgustato il Santo, l’unico, il solo Unitrino Dio, dal momento che lui prima di noi l’ha dimenticata, nel sangue del Figlio incarnato, affinché tutti in lui ci salvassimo e fossimo felici in eterno. Benedetto Gesù Cristo, Dio e Salvatore. Amen*** Edizioni Cattoliche La Casa di Miriam
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Meglio agire nella concretezza della carità, finché il tempo ci viene concesso, piuttosto che mostrarsi nella vanità dei discorsi e delle idee personali. Ci sono persone povere nel corpo e nello spirito che hanno bisogno di aiuto oggi, e mentre noi speculiamo e sforniamo parole su parole, per evidenziare noi stessi, queste persone sono sole oggi, sino a essere indotte che persino Gesù Cristo possa averle dimenticate. Ma la colpa è nostra, immersi e persi nelle nostre sicurezze e incapaci di intervenire tempestivamente, con gli aiuti che possiamo (e che certo il Cielo ci dona se per questo preghiamo), affinché quante più anime possibili intravedano la luce di Cristo, vedendosi sostenute, e possano conoscerne l’amore infinito. Agiamo, anziché insegnare agli altri ad agire.

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Col 1,1-8

Paolo, apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio, e il fratello Timòteo, ai santi e credenti fratelli in Cristo che sono a Colosse: grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro.
Noi rendiamo grazie a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, continuamente pregando per voi, avendo avuto notizie della vostra fede in Cristo Gesù e della carità che avete verso tutti i santi a causa della speranza che vi attende nei cieli. Ne avete già udito l’annuncio dalla parola di verità del Vangelo che è giunto a voi. E come in tutto il mondo esso porta frutto e si sviluppa, così avviene anche fra voi, dal giorno in cui avete ascoltato e conosciuto la grazia di Dio nella verità, che avete appreso da Èpafra, nostro caro compagno nel ministero: egli è presso di voi un fedele ministro di Cristo e ci ha pure manifestato il vostro amore nello Spirito.

amen
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“Umiliati, prima di cadere malato” Sir 18,21 –

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Padre nostro…

Padre, queste cose che ci paiono estranee a noi, così diverse da noi e anche da te, e che tuttavia sentiamo abitare in noi, come fossero parte di noi, ora le consegniamo a te, affinché tu le prenda e le estragga paternamente da noi. Esse infatti condizionano la nostra vita spirituale, legano la nostra libertà e opprimono i nostri pensieri. Sia tuo, Padre, tutto ciò che di negativo tormenta noi tuoi figli, e sia per noi il tuo amore di Padre, eterno e infinito, come opposizione a queste cose negative. Amen

Ave Maria…
Vergine Maria, tu ci hai donato tuo Figlio come Verità incarnata e in lui tutte le risposte ai nostri interrogativi umani sono date. Non per questo, tuttavia, è dato a noi di disporne come vogliamo, di conoscere ogni cosa, poiché è scritto che i segreti del Re non vanno svelati. Noi non vogliamo interrogare tuo Figlio su cose che non ci compete conoscere, ma vogliamo solo che Egli abiti in noi con tutta la pienezza della sua Sapienza, affinché vivendo in noi, tutte le cose che non sono necessarie alla nostra salvezza e tutte quelle che tendono a confonderci e ad agitare la nostra fede siano rimosse da noi. Tu sei Madre della fede, nessuna creatura umana ha obbedito come te ai disegni di Dio, anche quando essi implicavano sacrificio e dolore. Aiuta noi nella nostra fede, aiutaci a credere nel tuo Gesù e anche in te, Madre sollecita alle nostre spirituali esigenze. Amen

Gloria al Padre…
Trinità Santa, unità d’amore di tre Persone eterne e onnipotenti, tutto ciò che siamo lo dobbiamo a te: mente, cuore, spirito, memoria, carne, intelletto, volontà, tutto dipende da te, ineffabile Dio. E a te aneliamo, insoddisfatti sino al giorno in cui, dalla storia umana usciremo, per entrare anche noi nell’oggi eterno di Dio. Donaci l’amore, quello stesso amore che unisce il Padre e il Figlio, che ha creato l’universo, che ha dato vita a noi, che ha fecondato la Vergine e risorto il Redentore. Fa’ che sia l’amore la cura divina a ogni nostro peccato e a tutte le conseguenze del nostro peccato. Lascia che possiamo amare per vivere e vivere per amare. Lascia che possiamo riparare nell’amore le rovine del peccato, e sorgere nell’amore come nuove creature, che guardano con lo spirito verso te, Amore infinito, che in tutte le cose create dai un segno di te stesso. Amen.
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Atto d’amore a Maria per la liberazione ***

Vergine Maria,
Io (dire il proprio nome) in questo momento mi pongo alla tua presenza, umilmente, come tuo figlio. Non mi volto né a destra né a sinistra, né verso altra latitudine della mia esistenza. Rinuncio al mio passato e non cerco nulla del futuro: solo mi immergo in quest’attimo presente, tenendo fisso il mio sguardo ed aperto il mio cuore alla santità purissima di te, madre mia, che mi sei dinanzi. Nella mia coscienza in questo momento ci sei solo tu: il mio mondo inizia e finisce con te, per il tempo della mia preghiera. Tu sei mia madre, io lo confesso con gioia. So che per questa maternità non mi abbandonerai mai, né permetterai che io vada perduto. Le mie colpe le conosci, i miei limiti ti sono già presenti, tutto sai di me. Per questo non voglio darti nulla di ciò che già tu conosca. Piuttosto voglio ora darti questo mio momento di intenso amore per te. Voglio dirti che ti amo con tutto il mio cuore e che voglio rimanere sempre con te, sotto la tua protezione. Voglio dichiararti che la tua maternità è la mia più grande gioia, il vincolo che mi lega a te è la certezza della mia pace. Voglio confessarti che nulla mi fa paura di quanto di cattivo e malvagio è nel mondo, poiché so che tu non mi lascerai mai in balia di esso. E se del male abita in me, se qualcosa di negativo percuote la mia pace, so che per questo momento presente, in cui mi trovo davanti a te, tu mi libererai e farai di me una persona nuova, felice, lieta, gioiosa, consapevole che il più grande dono che tuo Figlio potesse darmi, assieme alla sua stessa vita, è la tua maternità.
Ti chiedo questo, madre mia: prendi le mie parole presenti come un sigillo per l’eternità. Se un giorno la vita dovesse confondermi anche solo il tempo di un istante, tu tieni fisso a mente questo mio atto d’amore per te. Ed ogni mia possibile debolezza, ansia o leggerezza mentale o corporale, sia compensata ai tuoi occhi dalla profondità di questo mio intenso atto d’amore per te.
Ora, proprio in questo istante di vicinanza amorevole tra madre e figlio, ti domando protezione, Maria Santissima: innanzitutto per me stesso, per la mia mente, per il mio corpo, per la mia fede, affinché, essendo risanato io per primo, possa a mia volta provvedere a quanti soffrono accanto a me o lontano da me. E dunque curati anche dei miei familiari, di ogni membro della mia famiglia e dei miei amici. Curati dell’umanità intera, che ha bisogno di te come madre, consapevole o meno che ne sia.
Ti supplico, Maria, perché adesso le mie parole termineranno qui: tu però ricordale per sempre, come una preghiera destinata a durare tutto il tempo della mia vita, e se un giorno mi vedrai lontano, chiamami accanto a te per questa preghiera; e se mai mi vedessi triste, o afflitto, o malato, o in difficoltà, guariscimi per queste parole che oggi, in questo breve momento, ho confessato al tuo cuore dal mio stesso cuore.
Io amo te, Maria, come mia Madre. Salvami ora e sempre dal nemico infernale. Amen.

***(Testo di Francesco G. Silletta)
Dal libro “Liberaci dal male” (volumi 4)
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Corona Angelica. Rosario San Michele Arcangelo

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Nessuna descrizione della foto disponibile.Statue sacre subito disponibiliEdizioni e Libreria Cattolica La Casa di Miriam
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“Tu gli hai dato potere su ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato” (Gv 17,2)

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